I confini non sono “sacri” ma necessari

La settimana scorsa ho redarguito Matteo Salvini (si fa per dire: a lui non può importargliene di meno, ammesso che lo venga mai a sapere) perché si era vantato di avere difeso i sacri confini della Patria. Ma l’ho fatto perché ne aveva parlato vergognosamente a sproposito; altrimenti il valore dei confini nazionali e della loro difesa va preso molto sul serio.

Nei rapporti fra privati cittadini, uno dei fattori più importanti per una convivenza pacifica è la certezza del diritto; ossia che ciascuno possa sapere che cosa è suo e che cosa è di altri; che cosa può chiedere, e a chi, e che cosa deve dare, e a chi. E che insieme a queste certezze abbia anche la fiducia che gli altri rispetteranno i suoi diritti quanto lui rispetterà i loro. Questi concetti – fatte le dovute proporzioni – valgono anche nei rapporti fra gli Stati.

Da questo punto di vista, la certezza dei confini e la possibilità di fidarsi che saranno rispettati sono essenziali garanzie di pace, fino a che durano. Al mondo ci sono circa 200 Stati (la cifra è approssimativa perché alcune situazioni sono ancora in via di definizione, come quella dell’Autorità nazionale palestinese); in termini di estensione territoriale il più grande è la Russia, il più piccolo il Vaticano. Ma per il diritto internazionale hanno tutti la stessa dignità e gli stessi diritti; a partire dal diritto sul proprio territorio e al rispetto dei propri confini. Questi, una volta che gli Stati interessati li hanno concordati formalmente o li hanno riconosciuti di fatto, possono essere modificati solo consensualmente.

Se uno Stato invade con la forza il territorio di un altro Stato – come l’Italia nel 1940 con la Grecia o la Russia nel 2022 con l’Ucraina – questo è un atto di guerra, e chi è stato aggredito ha il diritto di reagire. Come tutte le regole del diritto, anche questa protegge il più debole dalla prepotenza del più forte; altrimenti trionferebbe il paradosso – che Platone in uno dei suoi dialoghi mette in bocca all’immaginario personaggio Callicle – secondo cui è legge di natura che il forte vinca sul debole, e se è legge di natura è giusto che vada così. Invece non è giusto che il forte prevalga solo perché è il più forte. Non è questo il mondo che vogliamo. Faccio con amarezza queste riflessioni mentre in Medio Oriente (e altrove) i confini vengono travolti da eserciti in movimento.

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