C’erano almeno 500 persone lunedì pomeriggio in piazza Grimana a discutere, anche animatamente tra battibecchi, fischi e applausi, del problema della sicurezza, in particolare quello dello spaccio della droga in quel quartiere e in tutta la città. L’affollata assemblea nella piazza e campo di basket davanti all’arco etrusco e all’Università per Stranieri di palazzo Gallenga era stata promossa dal comitato “Piazza Grimana e dintorni” con l’adesione di altri comitati di cittadini e commercianti sorti spontaneamente negli ultimi tempi, anche grazie ai social network, per combattere il problema della micro-criminalità e promuovere iniziative di socializzazione e integrazione. Intorno, appesi alla ringhiera della strada, cartelli con scritto “Salviamo Perugia”. Erano presenti anche politici di vari partiti, dalla destra alla sinistra.
Il problema complesso della sicurezza e della crescente diffusione della droga a Perugia, e non solo, non poteva certo essere risolto con questa assemblea, dalla quale però sono uscite importanti indicazioni. La prima è che la gente comune – in piazza c’erano donne e uomini, giovani e anziani, e non solo abitanti della zona – ha voglia di discutere di problemi e cose concrete della vita di tutti i giorni. E così, partendo del problema della droga, anche se con visioni e opinioni contrastanti, si è discusso di parcheggi, trasporto pubblico, segnaletica turistica insufficiente, rovi sui marciapiedi e alberi da potare, servizi igienici che non ci sono, edifici abbandonati che diventano anche pericolosi per intonaci e pietre che si staccano. E del progetto, annunciato dal sindaco Wladimiro Boccali e dal rettore dell’Università per Stranieri Giovanni Paciullo, di ridisegnare piazza Fortebraccio (quella che i perugini continuano a chiamare piazza Grimana) per migliorarla architettonicamente e farne un luogo di incontro e di ritrovo. E’ stato insomma anche un messaggio alla politica e ai politici (presenti e assenti): i cittadini hanno voglia di partecipare, ma chiedono meno “teatrino” e più impegno e confronto su problemi concreti.
Lo ha sottolineato il prefetto Antonio Reppucci, da sole tre settimane a Perugia: “Questa piazza dimostra che anche ai tempi di internet c’è la voglia e il piacere dell’assemblea per confrontarsi”. Poi però il prefetto ha sottolineato che l’impegno delle forze di polizia non basta a risolvere il problema della diffusione della droga. “Anche la società civile – ha detto – deve fare la sua parte, perché come cittadini abbiamo diritti e doveri. Se gira tanta droga da queste parti, chiedetevi cosa fanno i vostri figli…”. Urla e fischi da parte del pubblico. Seguiti però poi dagli applausi quando il prefetto ha spiegato che intende andare a parlare nelle scuole per confrontarsi con i giovani su questi temi, e che dietro al traffico della droga a Perugia ci sono tanti interessi economici a cominciare da chi affitta (spesso in nero) le case agli spacciatori.
Un tema, questo della “connivenza economica” con gli spacciatori di parte della città – dagli studi legali ai ristoranti e boutique di lusso -, che è stato più volte ripreso e sottolineato anche negli interventi del pubblico. Insieme a quello della impotenza della forze di polizia per un efficace contrasto alla criminalità e allo spaccio. “Purtroppo – ha detto ad esempio tra gli applausi Tommaso Morettini, uno dei promotori della associazione nata su internet ‘Perugia non è la capitale della droga’ – la legge è dalla parte degli spacciatori”. Così come il rettore Giovanni Paciullo: “Serve la certezza della pena, altrimenti la gente si ritrova davanti a casa gli spacciatori arrestati due giorni prima”.
Problemi complessi, che devono essere affrontati tutti insieme. Lo hanno sottolineato in tanti, e anche il sindaco Boccali, che ha auspicato un confronto continuo con cittadini e comitati per tornare a rendere il centro storico vivibile e appetibile alla gente comune. “Ho e abbiamo commesso anche errori” ha ammesso Boccali, che ha poi annunciato una serie di iniziative e programmi per la riqualificazione urbana, la mobilità, per l’intensificazione dei controlli da parte dei vigili urbani per garantire maggiore sicurezza e legalità.
Tutti insieme dunque, cittadini e istituzioni, e dall’assemblea sono giunte testimonianze importanti in questo senso, di volontari che stanno ripulendo parchi pubblici, arrichiti anche con altalene e giochi per bambini. È infatti tutti insieme che si risolvono i piccoli problemi e si affrontano quelli grandi.
Testimonianze: dove a dettare legge sono gli spacciatori
Ad aprire l’ assemblea è stata Donatella Panicale, che gestisce una pizzeria sulla piazza: “Non ce la facciamo più, siamo disperati, non ci permettono più di vivere e di lavorare. Quaranta spacciatori impongono il coprifuoco alle otto di sera. Ci minacciano anche fisicamente: ‘Tu lavora e non guardare’. Ridateci la libertà [applausi] di lavorare e di vivere nella nostra città. Tanti studenti mi dicono: ‘Signora, abbiamo paura, andiamo via da Perugia’. Vediamo la polizia che arriva e non può fare niente. Ma noi insieme dobbiamo e possiamo farcela. Vi prego, ascoltate questo grido!” rivolta a prefetto, sindaco e altri politici in prima fila tra il pubblico. Tra le altre testimonianze quella di un giovane polacco da cinque anni a Perugia: “Ho visto due morti per overdose davanti alla porta di casa mia. E poi risse, coltellate. Quando arrivano i miei amici dalla Francia e dalla Polonia, non riescono a capire e mi dicono: ‘Ma come è possibile che una città bella come Perugia si sia ridotta in queste condizioni?’”.