Il Signore è in mezzo al Suo popolo e provvede alle sue necessità; agli uomini spetta dunque di ricambiare tale generosità attraverso la condivisione dei beni e degli aiuti tra di loro. Questo è il messaggio che la Liturgia della Parola di domenica XVII del Tempo ordinario ci propone di accogliere. Il Salmo responsoriale è un acrostico che si serve di tutte le lettere dell’alfabeto ebraico per lodare il Signore che “sazia il desiderio di ogni vivente”, ascolta il grido di quanti si trovano in necessità e “dona loro il cibo a tempo opportuno”.
Prima lettura
Anche la prima Lettura tratta dal secondo Libro dei Re ci presenta a proposito un significativo episodio della vita del profeta Eliseo. Il profeta è di ritorno a Gàlgala, località a pochi chilometri da Gerico, i cui abitanti sono sconvolti da un terribile periodo di carestia. Si presenta ad Eliseo un uomo che, riconoscendo in lui un “uomo di Dio”, gli reca in dono “venti pani d’orzo e grano novello” per onorarlo. Ma Eliseo, anziché goderne personalmente, ordina al generoso uomo di distribuire i pani alla gente. L’uomo chiaramente esita perché un pane d’orzo poteva sfamare una persona soltanto e quindi 20 pani non erano sufficienti per sfamarne 100! Tuttavia, sulla parola di Eliseo, l’uomo esegue e tutti “mangiarono e ne fecero avanzare”.
LA PAROLA della Domenica
PRIMA LETTURA
Dal II Libro dei Re 4,42-44SALMO RESPONSORIALE
Salmo 144SECONDA LETTURA
Dalla Lettera di Paolo agli efesini 4,1-6VANGELO
Vangelo di Giovanni 6,1-15
Vangelo
La pagina del capitolo sei del Vangelo di Giovanni, descrive un evento simile a quello compiuto attraverso il profeta Eliseo, ma con proporzioni più importanti. Ci si trova nel momento in cui Gesù è già stato verbalmente ostacolato e i “Giudei cercavano ancor più di ucciderlo” (5,18) pertanto Egli se ne va “dall’altra parte del mare di Galilea” e, nonostante le incomprensioni di alcuni, “lo seguiva molta gente, perché vedeva i segni che faceva sui malati”. È in questo contesto che Gesù “vista molta gente venire a sé” provvede il nutrimento materiale, dopo aver già donato la guarigione e la Sua Parola.
Ma la quantità di cibo disponibile è di “5 pani d’orzo e due pesci” e le persone sono circa 5000! Il divario è assai maggiore rispetto a quello del tempo di Eliseo! Poiché altre volte abbiamo sostato su questo episodio, soffermiamoci sul signizi ficato che proviene dai numeri che in questo brano sono riportati e che certamente non sono casuali.
Sia la letteratura giudaica che patristica ha approfondito il messaggio “nascosto” nei valori numerici biblici, specie quelli che ritornano di frequente. Sant’Agostino ritiene che i numeri contenuti nella Sacra Scrittura siano un ulteriore elemento per meglio comprenderla (De Doctrina, 16.25s). Effettivamente i caratteri dell’ebraico antico esprimono anche valori numerici come anche significati ben precisi. Intanto i cinque pani alluderebbero alla Legge di Mosè, costituita appunto da cinque Rotoli, interpretazione questa avvalorata dal fatto che secondo la letteratura rabbinica la Legge mosaica è rappresentata con un “pane”. I due pesci rappresenterebbero rispettivamente le altre due raccolte bibliche dei Profeti e degli Scritti. Insieme, i cinque pani e i due pesci totalizzano il numero di sette che è simbolo di perfezione perché è il numero della settimana della Creazione che è una “cosa buona”.
Come è anche il numero dei giorni della processione tenuta intorno alle mura di Gerico prima della sua conquista, e anche il numero delle Chiese dell’Apocalisse. Il numero delle 12 ceste degli avanzi rimanda al significato dell’ ‘elezione’: dodici le tribù d’Israele, dodici gli Apostoli, in fin dei conti è il numero che rappresenta il popolo di Dio nella sua interezza (Antico e Nuovo Testamento). Abbiamo infine il numero di cinquemila. Il cinque e i suoi multipli sono assai usati nella Bibbia. Gesù stesso usa il numero cinque nei Suoi insegnamenti: cinque passeri, cinque talenti, cinque vergini sagge, … per cui l’importanza del cinque è indiscusso.
Ma se come abbiamo affermato sopra il cinque è per antonomasia il “numero” della Legge, allora le cinquemila persone sfamate rappresentano quanti vivono nell’osservanza della Legge (Omelia 24,6). Ora questi cinquemila riconoscono che Gesù è “davvero il profeta, colui che viene nel mondo”. Allora questo linguaggio tecnico legato al valore simbolico dei numeri ci permette di considerare che il Signore guida la storia del popolo, prima attraverso il “cibo” della Torah, poi attraverso quello del Suo stesso Corpo donato e presente nel Pane eucaristico.
Tuttavia, per nutrire la “molta folla”, Gesù non agisce se non dopo aver ricorso allo spirito di condivisione degli apostoli. Attraverso la provocazione che rivolge a Filippo: “Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?” e servendosi della disponibilità di un ragazzo che possedeva cinque pani d’orzo e due pesci, Gesù può “rendere grazie” (benedizione prima del pasto secondo la Mishnà) e far avere a tutti il cibo in abbondanza. Anche oggi il Signore continua a nutrire e nel corpo e nello spirito quanti sono bisognosi, ma attende da noi la disponibilità a collaborare. “Comportatevi in maniera della chiamata che avete ricevuto”, esorta l’Autore della Lettera agli Efesini, che continua affermando che siamo “un solo corpo e un solo spirito”.
Non possiamo cioè rimanere indifferenti al fatto che i 5000 affamati contro i 5 pani ci danno lo specchio della situazione mondiale: troppi paesi nel mondo dove il cibo corporale e spirituale non è sufficiente e la malattia e la morte la fanno da padrone. Che qualcuno possa dire di noi al Signore: “C’è qui un ragazzo/uomo/donna che ha cinque pani …”.
Giuseppina Bruscolotti