Da tempo era annunciata suscitando curiosità e attese e provocando supposizioni e congetture. Alcuni speravano, altri temevano che uscisse un testo sbilanciato in un senso o in un altro, verso destra o verso sinistra. Avendo l’attuale pontefice fama di conservatore illuminato era atteso al varco per capire se avesse dato piena legittimazione alle leggi del mercato, superando quei toni di ‘pauperismo’ cari alla sinistra cattolica. Da quando l’enciclica ‘Caritas in veritate’ è stata firmata, il 29 giugno, festa dei santi apostoli Pietro e Paolo e data conclusiva dell’Anno Paolino, si è capito che il documento voleva essere marcato di un carattere di solennità e di largo respiro. Alla fine quando è stato presentato e aperto davanti agli occhi dei lettori, si è potuto scoprire che ci troviamo davanti ad una cosa nuova. Non risolverà i problemi dell’umanità e non otterrà al Papa il premio Nobel per l’economia, come l’economista Gotti Tedeschi ha proposto, ma indurrà a ripensare tutta la questione economica e sociale, che tiene la scena da protagonista da almeno due secoli, in una nuova prospettiva. La novità, a mio avviso consiste nel rovesciare la visione delle cose e prenderle nella loro più intima verità e completezza che è anche complessità, non fissandosi in uno e in un altro dei particolari, che compongono il reale. Nella storia finora si sono fatte battaglie attorno ai temi del capitale, della proprietà dei mezzi di produzione, del lavoro, del salario, del mercato: liberismo, socialismo, capitalismo, protezionismo, economia di mercato e così via. Abbiamo avuto il luddismo, che voleva abolire le macchine per proteggere il lavoro degli operai. Si è anche teorizzata la trasgressione come fonte di guadagno e produzione di ricchezza e recentemente la finanza creativa. Benedetto XVI tenta di indurre gli uomini di questo nuovo secolo, non solo i credenti e di buona volontà, ma i pensanti e di buon intelletto, a riformulare il loro modo di pensare ed a considerare, come fattori incisivi in ambito economico, anche le dimensioni morali e spirituali della persona umana. Non c’è solo il capitale, il lavoro, la produzione, il profitto e la distribuzione delle ricchezze. C’è l’amore, la morale, la religione, la fraternità, la dignità, i beni immateriali dell’amicizia, la sincerità, la fiducia, la dignità umana, la pietà, la compassione, l’accoglienza, la fraternità, il bene comune. Un mondo di realtà immateriali che non servono solo per salvare l’anima, ma anche per rendere vivibile il mondo in cui abitiamo ed incidono decisivamente nell’economia dei popoli. L’economia da sola non si può salvare. Si salverà, se l’uomo salva se stesso. Le indicazioni concrete e dettagliate sui singoli problemi non mancano nell’enciclica (e nei tempi a venire saranno debitamente studiati e discussi) ma hanno possibilità di successo se appoggiate a quei beni che hanno la loro sorgente nella mente e nel cuore di uomini animati dalla carità che cerca la verità, e illuminati dalla verità che si apre alla carità: Caritas in veritate, Veritas in caritate.
I beni che rendono vivibile il mondo
Editoriale
AUTORE:
Elio Bromuri