‘Ho rivisto quel mattino di sessantatrè anni fa’

Giorno della memoria: il racconto dell'ultimo testimone ancora in vita che ha scavato la fossa per i 40 Martiri

Il ‘Giorno della memoria’ che si celebra da anni nella data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz (27 gennaio 1945), per ricordare e riflettere sullo sterminio degli ebrei e di quanti contrastarono quella follia, è coinciso con un evento davvero particolare: la testimonianza di Gaetano Mastrangeli, l’unico vivente degli ostaggi utilizzati per scavare la fossa che di lì a poco sarebbe stata intrisa dal sangue dei 40 Martiri (22 giugno 1944). Un racconto commovente e drammatico fatto per la prima volta: un segreto ed un peso che si è tenuto dentro. Ha deciso di aprire il libro dei ricordi agli studenti ed ai cittadini convenuti presso il ‘Centro servizi Santo Spirito’, nel corso di una cerimonia promossa dall’associazione Famiglie dei 40 Martiri e dal Comune di Gubbio. Questi passaggi più significativi di Mastrangeli: ‘Soldati tedeschi nel pomeriggio del 20 giugno entrarono in casa portando via con me, che non avevo ancora 16 anni, mio padre e mio fratello’. Strada facendo il numero degli ostaggi aumenta. ‘Arriviamo all’edificio scolastico, attuale ‘Matteotti’: eravamo in tanti, ma alla fine nel salone siamo rimasti in 42. Nella sera del 21 ci hanno fatto ordinare su due file, invitando le prime dieci persone ad uscire’. Il peggio doveva arrivare: ‘Alle ore 4 del 22 giugno ci portano fuori, da un camion ci danno pala e piccone, ci conducono su quello che sarebbe stato il luogo della fucilazione, ci costringono a scavare una fossa già perimetrata. Io e mio fratello ci davamo da fare per coprire in qualche maniera il babbo che non ce la faceva proprio. A scavo compiuto ci hanno fatto schierare davanti alla fossa. Ho pensato: adesso ci ammazzano tutti, tanto più che c’era un soldato sdraiato davanti ad una mitragliatrice. Il quel momento il babbo ci prese per mano stringendoci forte. Invece ci riportarono di nuovo all’edificio. Poco dopo avvertimmo colpi d’arma da fuoco, senza sapere quello che era accaduto. Venimmo informati soltanto più tardi, quando la mamma riuscì ad entrare. Io mi ero appisolato, svegliandomi soltanto quando mia madre, vedendo soltanto il babbo e mio fratello, si mise ad urlare pensando che mi avessero fucilato’. Furono lasciati liberi il 24 giugno. Da allora Mastrangeli non è mai visitato la zona della strage. ‘Non per rimuovere il ricordo, ma per un senso inconscio di colpa. Per anni ho avuto un incubo. Mi vedevo seduto sulla fossa piena dei corpi dei martiti’. La mattina del 27 gennaio ha fatto un’eccezione: ‘Entrando ho provato un dolore fortissimo e davanti agli occhi ho rivisto quel drammatico mattino di 63 anni fa’. Un nodo alla gola lo costringe a fermarsi.

AUTORE: Giampiero Bedini