Secondo l’Ufficio integrato dell’Onu ad Haiti, tra gennaio e maggio nel Paese sono state rapite 540 persone e più di 780 sono state uccise. Negli ultimi due mesi la violenza ha conosciuto un’escalation ancora maggiore, e nei giorni scorsi una banda è riuscita a prendere il controllo del Palazzo di giustizia, un pubblico ministero è rimasto ferito gravemente e sono stati distrutti molti file di dibattimenti, interrogatori e prove su procedimenti importantissimi. Ancora oggi la gang continua a sorvegliare l’edificio, addirittura con i droni.
Nessuno può avvicinarsi o entrare; le autorità hanno dichiarato ufficialmente che la forza pubblica non è in grado di garantire la sicurezza. Le carceri sono sovraffollate, al punto che Human Rights Watch ha documentato casi di maltrattamenti e decessi per malnutrizione. La maggior parte delle violenze si consumano nel corso di una vera e propria guerra tra bande, che controllano ormai buona parte dell’intero territorio.
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha sentito il bisogno di approvare una risoluzione che invita a non vendere armi ai cosiddetti “attori non statali” impegnati in questa guerra. Una decisione che stupisce: non credo di essere l’unico a pensare che ci fosse una proibizione generale in questo senso. Per Haiti e per ogni altro luogo della Terra.