Gridatelo dai tetti

Oggi è in atto una gara a chi grida di più, giocata con tutti i mezzi, anche con gli attacchi terroristici, che pertanto diventa una lotta, un combattimento e, Dio non voglia, una vera guerra. Lo slogan della Giornata nazionale delle comunicazioni sociali, “gridatelo dai tetti” o “predicatelo dai tetti”, si riferisce ad una espressione evangelica ed ha il significato di un annuncio di pace, di gioia e di speranza per tutti gli uomini: è il Vangelo, la Buona notizia. Questa per secoli ha risuonato attraverso la voce di profeti disarmati, di testimoni – martiri, di apostoli coraggiosi, di missionari intrepidi e di semplici persone del popolo, impegnate a trasmettere la fede da una generazione ad un’altra. Nella selva dei miliardi di informazioni, immagini e messaggi che vengono inviati, nel nostro tempo, dalle antenne radio televisive e dai siti elettronici, la Buona novella rischia di rimanere soffocata e oscurata. C’è il predominio della forza brutale dei fatti tragici e violenti. L’ultimo di questi è paradigmatico per le tragiche conseguenze che ha provocato, la morte di migliaia di vittime innocenti, e per l’eclatante valore simbolico che ha rivestito nella scena del mondo. E’ stato una vera e propria dichiarazione di volontà di potenza, di esaltazione di una super – umanità, quella dei kamikaze, considerati eroi e martiri, che non può avere giustificazioni religiose, come falsamente viene detto da Bin Laden, e dai suoi seguaci. La “follia” dei kamikaze trova la sua collocazione nel mito del superuomo di Nietzsche, la stessa radice che ha dato un’anima ideologica al nazismo. Sul nostro giornale Roberto Gatti, filosofo della politica, aveva già rilevato (vedi il n’33) le analogie tra nazismo e terrorismo nell’articolo “Il terrorismo è il nazismo del nostro secolo”. Gli amanti della pace e i veri “timorati di Dio” presenti in tutte le religioni devono tornare a gridare sui tetti le ragioni della loro fede secondo l’insegnamento di Isaia. In questi giorni molti rappresentanti anche della fede islamica si sono espressi in questa direzione condannando il terrorismo e la violenza e invocando la pace tra i popoli attingendo alle più alte espressioni della loro fede interpretata e vissuta senza fanatismo, impegnandosi in quello che essi chiamano il “grande jihad”, quello etico ed ascetico che significa lo sforzo su se stessi per obbedire al volere di Dio, distinguendolo dal cosiddetto “piccolo jihad” che equivale alla guerra militarmente combattuta, falsamente e rozzamente dichiarata santa. I cristiani in particolare hanno ricevuto il mandato “andate e predicate il Vangelo ad ogni creatura”. Il Vangelo e non le idee di quel mondo occidentale che ha perduto ogni legame con esso e nutre soltanto sentimenti di conquista e profitto e si diverte con quell’orgia di banalità che è il trionfo della meschinità. E’ certamente vero che il Vangelo si trasmette anche con il sussurro lieve nel colloquio personale tra persona e persona o nelle piccole comunità disponibili all’ascolto e all’accoglienza di una proposta di vita. Ma, come Giovanni Paolo II ha scritto per questa giornata, bisogna servirsi anche dei “tetti”, che oggi sono le antenne, nuovi pulpiti dai quali può risuonare una parola di salvezza. I cristiani hanno parole e messaggi che possono offrire motivi convincenti per continuare a credere e a sperare.