Grandi manovre nella maggioranza

Consiglio regionale: passagio di consegne tra Liviantoni (Margherita) e Tippolotti (Prc). Statuto e legge elettorale i principali impegni in vista delle prossime elezioni del 2005

Approvati lo Statuto, la legge finanziaria e il bilancio di previsione 2004 il Centrosinistra in Regione ha aperto le grandi manovre per il ‘riequilibrio di maggioranza’ deciso con un accordo sottoscritto il 19 marzo 2004 e concretizzatosi, nei tempi e nei ‘nomi’, poche settimane fa. Come previsto Carlo Liviantoni (Margherita) si è dimesso dalla carica di presidente del consiglio regionale dell’Umbria con una lettera indirizzata a tutti i consiglieri e ha convocato l’assemblea di palazzo Cesaroni il 14 e 15 aprile per la rielezione del nuovo presidente, che i gruppi di maggioranza hanno già scelto: Mauro Tippolotti, del Prc. Ma non sarà solo la presidenza del Consiglio a cambiare se verranno confermate le voci di una possibile staffetta, tutta interna alla Margherita, tra Liviantoni e Gianpiero Bocci all’assessorato all’agricoltura, e tra Gianfranco Maddoli e Maria Prodi all’assessorato alla cultura. Movimenti incomprensibili per il centro destra dove Pietro Laffranco (An) parla di “scandalo politico” per le dimissioni del presidente “che nel 2003 era stato eletto con i voti di tutti i gruppi, comprese le opposizioni”. E non si capisce perchè, aggiungono Modena, Rossi e Melasecche (FI), non fu lasciato al suo posto Bonaduce, il primo presidente di questa legislatura che si dimise dopo essere passato dal Pdci al Prc”, mentre per Enrico Sebastiani (Udc), “si doveva portare la questione del riequilibrio all’attenzione dell’assemblea” con un dibattito chiarificatore. Il ‘riequilibrio’ arriva ad un anno dalla fine della legislatura. Mesi che si annunciano impegnativi per giungere all’appuntamento elettorale con il nuovo Statuto e la nuova legge elettorale che la Commissione Statuto deve presentare prima che il testo statutario torni in aula in seconda lettura, tra due mesi. Lo Statuto è stato approvato venerdì scorso con il voto favorevole di 18 consiglieri (Ds, Margherita, An, Luciano Rossi e Fiammetta Modena per Forza Italia, Marco Fasolo, Sdi, (soddisfatto per il riconoscimento delle diverse forme di convivenze), contrario di Danilo Monelli, Stefano Vinti (anche perchè “c’è stata un’apertura alla scuola privata fatta dalla Margherita”) e Giorgio Bonaduce per Rifondazione, Maurizio Donati per l’Italia dei valori, Carlo Ripa di Meana per i Verdi ecologisti e Costantino Pacioni (Ds), e con l’astensione di Enrico Melasecche e Ada Urbani di Forza Italia. Non ha partecipato al voto in segno di protesta Enrico Sebastiani che ne chiede la modifica in quattro punti essenziali: “sull’identità e sui valori, includendo i riferimenti dei movimenti benedettino e francescano; sul ruolo della famiglia con un riconoscimento esclusivo di quella prevista dalla Costituzione; sulla eliminazione della finta incompatibilità esistente tra assessori e consiglieri; sulla forma di governo presidenziale”. Tra gli articoli che hanno suscitato maggiori polemiche c’è e la incompatibilità fra consigliere eletto e assessore (con l’obbligo per l’eletto che subentra al consigliere – assessore, di lasciare a sua volta l’incarico se la’assessore decide di tornare in aula, quasi fosse un ‘consigliere supplente e non effettivo’) e il previsto aumento da 30 a 36 del numero dei consiglieri regionali. Scelta necessaria, per i favorevoli, a causa dei nuovi compiti trasferiti dallo Stato alle Regioni; onerosa, per i contrari, in quanto comporta maggiori spese in una regione piccola e sulla quale già pesa eccessivamente la dimensione pubblica. A favore dei poteri del Consiglio va anche la norma che prevede il “parere obbligatorio della commissione consiliare competente” sui testi regolamentari della Giunta.

AUTORE: Maria Rita Valli