Grande progetto per tutte le famiglie

Si sono conclusi a Cannaiola di Trevi i seminari in preparazione al Convegno regionale sulla famiglia. Mons. Nicolli, a nome della Cei, elogia il lavoro fatto e propone di "esportare" l'iniziativa

Tempo di bilanci e di sguardi al futuro (prossimo) per la Pastorale familiare delle otto diocesi dell’Umbria. Domenica 20 aprile si è tenuto a Cannaiola di Trevi (Spoleto-Norcia) il terzo ed ultimo seminario regionale in preparazione del grande Convegno sulla famiglia che si terrà il prossimo mese di ottobre. L’incontro, svoltosi nella patria del beato Pietro Bonilli, è stato guidato da mons. Vittorio Peri, presidente del comitato per l’organizzazione del Convegno, e da padre Luciano Temperilli, direttore dell’ufficio regionale per la Pastorale familiare. Neanche questa volta è mancata la presenza e l’incoraggiamento di mons. Sergio Nicolli, direttore dell’ufficio nazionale della Conferenza episcopale italiana per la pastorale della famiglia, che si è complimentato per il percorso che la Chiesa umbra sta facendo. ‘Stiamo lavorando da sette mesi – ha detto – e tutto confluirà nel Convegno di ottobre. Credo che questa bella esperienza possa e debba essere esportata anche in altre regioni italiane. Si tratta di un percorso coerente, di un servizio a tutte e otto le diocesi della regione. Mi auguro – ha affermato, rivolto ai numerosi partecipanti – che riusciate ad essere promotori di un progetto per le famiglie, con le famiglie. Sono molto meravigliato anche della massiccia partecipazione a questi incontri. Dieci anni fa realizzare una cosa del genere era pressoché impossibile. Abbiate coraggio: quello che state facendo consegnerà una storia nuova alle vostre Chiese’. Dopo i tre seminari di Città di Castello, Collevalenza e Cannaiola, la il testimone passa ora alle singole diocesi. In ogni Chiesa locale si dovranno raccogliere le provocazioni emerse nei tre raduni regionali, rileggere i dati diocesani relativi alla pastorale familiare e individuare delle proposte, degli aspetti da portare poi alla comune discussione nel convegno di ottobre. Mons. Nicolli ha spiegato in maniera chiara anche cosa accadrà nel prossimo autunno. Sono previsti dei gruppi di lavoro che verteranno su alcune tematiche considerate attuali e ‘calde’ come l’educazione affettiva degli adolescenti e dei giovani; i percorsi di preparazione al matrimonio; le celebrazioni del matrimonio, cercando di sensibilizzare sempre più le coppie a svolgere il rito nelle comunità di appartenenza; l’attenzione alle coppie in difficoltà; l’accoglienza dei separati e dei divorziati, che spesso, come ha ricordato Nicolli, sono emarginati dalla Chiesa (alla quale però devono interessare esclusivamente le persone, sulle quali c’è un disegno di Dio); le strutture e i mezzi della pastorale. Da questi gruppi di studio deve emergere un ampio materiale, una specie di archivio della Pastorale familiare regionale, dal quale ogni singola diocesi potrà attingere in base alle necessità che di volta in volta si troverà a fronteggiare. Il direttore dell’ufficio per la Pastorale familiare della Cei ha dato anche dei suggerimenti su come rendere efficace la pastorale familiare nelle singole diocesi, su come far diventare coinvolgenti gli incontri in vista del matrimonio. Anzitutto, secondo Nicolli, è necessario recuperare i giovani nelle diocesi, nei vicariati e nelle parrocchie. ‘Ascoltiamoli – ha affermato – su come loro sognano il matrimonio, su come vivono il loro amore. L’ascolto ci dà l’aggancio con la Parola di Dio. No a lezioni dottrinali nei corsi pre-matrimoniali. Dobbiamo fargli riscoprire la fede partendo dal loro amore. Se dovessero arrivare ai nostri corsi conviventi, magari con figli, no alla morale, sì a cercare di comprendere la loro situazione’. Mons. Nicolli ha anche sottolineato come le famiglie debbano essere educate alle politiche sociali che le riguardano: ‘È fondamentale che la Pastorale familiare torni a fare la sua parte in questa direzione’. Insomma, di proposte, suggerimenti, input ce ne sono abbastanza. Alla Pastorale familiare umbra l’affascinante compito di misurare il tutto ‘ nel Convegno di ottobre ‘ e di confrontarlo con la realtà regionale, nell’interesse esclusivo delle famiglie. Francesco CarliniUna società a misura di famiglia, non viceversaCostruire una famiglia che alimenti il bene comune, che educhi persone adulte, libere, responsabili e fertili. Una famiglia che sia scuola di pace, che non induca al conflitto. Questi sono i punti cardini della relazione che il sociologo Francesco Belletti, direttore del Centro italiano studi famiglia (Cisf), ha tenuto al seminario di Cannaiola di Trevi. L’intervento di Belletti, molto applaudito, si è snodato sul rapporto società-famiglia. La prima deve vedere e riconoscere la seconda; la deve rispettare e non condizionarla o adattarla alle proprie esigenze. La famiglia non è sinonimo di consumatori, elettori, lavoratori. Oggi non si può dire ‘famiglia a misura di lavoro’, ma è corretto dire ‘lavoro a misura di famiglia’. La politica deve porre regole nuove, più sussidiarie e promozionali, meno prescrittive e riparatorie. Tutto ciò deve essere affrontato tenendo conto che le modalità di comunicazione sono cambiate, nella società, come all’interno della famiglia. ‘Dobbiamo ridire – afferma Belletti – che il nucleo familiare è il luogo primo della felicità, che nella famiglia non si può non riconoscere la diversità dell’altro, che nessuna società può stare in piedi senza la famiglia’. Per creare delle famiglie responsabili, che sappiano cioè affrontare sfide interne (ciclo di vita familiare) ed esterne (interazione col mondo del lavoro, con l’ambiente, con i media, con la scuola, con la politica ecc.), è necessario superare la solitudine, evitare che gli uomini e le donne trovino in sé stessi le proprie ragioni. È invece auspicabile fare famiglia con altre famiglie, fare società a misura di famiglia. ‘Solo insieme si riesce a fare grandi cose. È necessario però – ha concluso il sociologo – partire sempre dai bisogni della famiglia, che devono diventare opportunità per molti’. Il pomeriggio c’è stata la relazione dei coniugi Letizia ed Elio Giannetti, dell’ufficio regionale di Pastorale familiare incentrata sul tema ‘Famiglia, risorsa della persona e della Chiesa’. I coniugi hanno parlato della loro esperienza, in particolare del loro incontro con il carisma dell’unità di Chiara Lubich. I Giannetti sono partiti dalla Creazione, dove ci sono un uomo e una donna. A loro Dio consegna il comandamento dell’amore reciproco, l’invito alla fecondità, all’uso dei beni del creato. La scoperta dell’alterità e la nascita della persona coincidono con quella della famiglia. ‘Il ‘noi divino’ – hanno ricordato i coniugi spoletini – costituisce il modello eterno del ‘noi umano’, di quel noi che è formato dall’uomo e dalla donna. Tutta la vita della famiglia è fatta d’amore. E in tale rapporto si può leggere anche la ricchezza scaturita dal dono specifico dei due: quello maschile nell’orientarsi alla costruzione del mondo, quello femminile nel processo di umanizzazione del mondo stesso’. La famiglia, è emerso, non è solo la destinataria della Chiesa, ma ne diventa il soggetto più prezioso per il compimento della sua missione, l’alleata più efficace per il servizio pastorale. I coniugi, in quanto coppia, e i genitori e i figli, in quanto famiglia, devono vivere il loro servizio alla Chiesa. ‘Dobbiamo adempiere questa nostra missione – hanno ricordato i Giannetti – con tutta la nostra vita, realizzandola specialmente con la testimonianza e con il far sì che la famiglia sia Vangelo vivente, una buona notizia che suscita speranza per tutti’. Solo così si può evitare la violenza nelle famiglie, si possono garantire i diritti umani a tutti, si può superare la definizione ‘famiglia, contenitore del dolore dell’umanità dell’oggi’.

AUTORE: (F. C.)