di Nicola Salvagnin
Non c’è alcun beneficio economico a costruire un marciapiede, c’è solo una spesa. Non lo facciamo, allora? Secondo la fantasmagorica “analisi costibenefici”, no. Morire investiti da un’auto non rientra tra i benefici economici.
Realizzare una pista ciclabile non ha senso, disincentiverebbe l’uso dell’automobile, e quindi per lo Stato sarebbe una perdita economica: meno Iva sugli acquisti, meno bolli, meno accise sui carburanti… Con questa logica, la fantasmagorica Commissione che ha esaminato l’alta velocità ferroviaria tra Francia e Italia ha considerato un “costo” per lo Stato il fatto che più merci e più persone viaggeranno sull’ecologico treno piuttosto che su quattro ruote.
Addirittura ha messo tra i costi per la collettività i mancati pedaggi autostradali, che vanno a una società privata, tra l’altro molto osteggiata dal Governo… Ci voleva questa foglia di fico per mascherare una scelta che può avere le sue ragioni (ogni scelta di solito ne ha): il Movimento 5 stelle non vuole realizzare alcuna grande opera pubblica. Che sia una linea ferroviaria, un’Olimpiade, un gasdotto, la linea è “no”.
Tante le motivazioni addotte, i maligni affermano che a dire “no” si fa prima che a combinare qualcosa. Ma tant’è: se la volontà politica è quella, quella è. Ma perché nasconderla dietro dati ‘farlocchi’, Commissioni strampalate messe su alla bell’e meglio secondo i dettati ministeriali, una discussione pubblica pari a zero, ponendosi contro scelte che Francia e Unione europea hanno invece fatto in senso opposto, probabilmente valutandole pure loro? Tutti stupidi? Tutti “ladri”? Lo scopriremo solo vivendo.
Nel frattempo, questa posizione sta radicalizzando i fronti: da chi non vuole nemmeno più cambiare le gomme della bicicletta a chi sogna l’alta velocità pure tra Abruzzo e Ciociaria. La verità ha diverse sfaccettature. Però, senza i treni veloci, i parlamentari cinquestelle ci metterebbero ancora oltre sei ore per viaggiare dal Nord a Roma, oppure prenderebbero l’inquinantissimo aereo. Domani andremo in treno a Parigi in sei ore, a Londra in otto, a Barcellona pure.
Cambierà la nostra vita, com’è cambiata per il Mezzogiorno d’Italia quando fu realizzata la Salerno-Reggio Calabria. Che, per il Paese, è stata l’opera peggiore quanto ad “analisi costi-benefici” fatta alla carlona: solo una colossale spesa. Ma cosa sarebbe mezza Italia se nel 2019 si raggiungesse la Svezia in meno tempo rispetto alla famigerata Eboli? Poi, andiamo al dunque. Spendiamo il necessario; tracciamo percorsi intelligenti; realizziamo anche le opere di collegamento.
I treni non devono “passare per” l’Italia, ma fermarvi le persone e le merci. Sennò non cogliamo le opportunità. Che sono economiche, ma non solo. Perché la vita è fatta di tante cose, e non solo di simili “analisi”. Chi mai farebbe un figlio, se applicasse i teoremi del ministro Toninelli & compagnia?