di Pier Giorgio Lignani
Immaginiamo un allenatore di calcio che ai suoi dia istruzioni di questo genere: “Per vincere dobbiamo fare più reti di quelle che prenderemo. Perciò vi ordino di non farvi mai prendere il pallone, tirate in porta, e sempre con assoluta precisione! La difesa deve impedire agli avversari di avvicinarsi, e comunque il portiere deve parare tutti i tiri”. Eccetera.
Naturalmente un allenatore così ci farebbe sorridere. Il suo compito non è ricordare agli attaccanti che devono segnare e al portiere che deve parare. Lo sanno da soli; il difficile è che ci riescano. Dunque l’allenatore deve formarli sul piano tecnico e su quello atletico, uno a uno: non deve dare loro chiacchiere, ma insegnare “come si fa”; sapendo tuttavia che la partita sarà dura e difficile, e quasi mai le cose andranno come ci si immaginava prima. Altrimenti si rischia di scendere in campo e scoprire che a tenere sempre la palla sono, guarda un po’, gli altri.
Queste riflessioni mi sono venute in mente rileggendo il “contratto di governo”, quel documento che le due forze politiche che compongono l’attuale maggioranza hanno sottoscritto prima di presentare la lista dei ministri.
È una lista di buone intenzioni, tanto generica quanto ottimistica, che evita accuratamente tutti i punti difficili – a cominciare dal più importante: come pagare i costi. Inoltre non tiene conto degli imprevisti.
Lo avevamo detto all’epoca, e ora che sono passati cinque mesi e mezzo ne abbiamo conferma. Sono accadute molte cose impreviste: dalla caduta del ponte Morandi alle devastazioni del maltempo, nel Triveneto come in Sicilia. Più una congiuntura economica pesantemente negativa a livello mondiale, che ha fatto saltare tutte le previsioni di sviluppo.
Colpa del Governo? Certamente no. Ma è la prova che un programma di governo non si può ingessare in un documento firmato una volta per tutte. Il buon governante si vede quando deve improvvisare la risposta a un problema inaspettato. Ma la prontezza di improvvisazione non si può chiedere a un Governo formato da due forze politiche differenti in tutto, che hanno trovato un accordo solo intorno alle ambiguità e agli equilibrismi del famoso contratto. Durerà?