di Daris Giancarlini
Comanda Salvini. Per molti è lui il vero premier del Governo gialloverde. Che nei primi sei mesi di attività è riuscito a piazzare colpi politici dall’alto impatto simbolico nelle materie a lui più congeniali, come immigrazione e sicurezza.
E poi trionfa sui social, dove impazza con almeno tre incursioni al giorno tra Facebook e Twitter, usando un linguaggio indirizzato soprattutto alla ‘pancia’ dei suoi 3 milioni e 300 mila fan (Di Maio, il vice premier grillino, ne conta poco più di 2 milioni: non paga, almeno in Rete, passare dalla protesta alla proposta).
Comanda Salvini, che prima a suon di slogan “Noi tireremo diritto” – blinda la contestatissima manovra economica del suo Governo e poi, visti i rovesci sui mercati e la poca o nulla solidarietà ricevuta da ‘presunti’ Governi amici, come quelli austriaco e ungherese, sostiene senza remore che “i decimali del deficit non sono scritti nella Bibbia” e dunque con l’Europa si può trattare.
Comanda, e comanderà nei prossimi anni, Salvini: diversi osservatori delle questioni politiche italiane lo fanno capire, osservando l’evoluzione sia dei rapporti politici tra Lega e 5 stelle sia delle dinamiche della base dei due elettorati.
A Torino il 3 dicembre è nato quello che i giornali (del Nord produttivo) hanno ribattezzato “il partito del Pil”: per la prima volta nella storia della Repubblica italiana, Confindustria ha manifestato contro un Governo, e con essa si sono schierate anche le associazioni di altre categorie produttive, a cominciare dagli artigiani. Un campanello d’allarme che dev’essere risuonato forte alle orecchie della dirigenza leghista (continua a leggere sull’edizione digitale de La Voce, basta registrarsi).