Governatore sì, ma di chi?

In Sicilia è stato eletto presidente della Regione il candidato del Pd e dell’Udc, e come risultato potrebbe anche andarmi bene, ma non è questo il punto. Al di là del valore delle persone, quelle elezioni sono state un terrificante campionario di errori. Cominciamo da una legge elettorale balorda, per cui vince direttamente il più votato, anche se, come in questo caso, ha preso appena il 30 per cento dei voti (che poi sarebbe il 15 per cento degli elettori). È vero che ha preso più voti di chiunque altro, ma è anche vero che quelli che non lo vogliono (senza contare l’enorme massa di astenuti) sono più di quelli che lo vogliono, anzi più del doppio. Che senso ha? Il maggioritario, per essere serio, dev’essere a doppio turno, come si fa per eleggere i sindaci. Ancora: quel 30 (o 15) per cento dell’eletto Crocetta è la somma dei voti del Pd e dell’Udc: due realtà alquanto distanti. Come farà a governare? Nell’assemblea regionale avrà solo la somma di due minoranze, che insieme non faranno la maggioranza dei seggi. Inoltre, i partiti che lo sostengono non hanno guadagnato neppure un voto rispetto alle elezioni precedenti, anzi ne hanno perduti; hanno vinto (se di vittoria si può parlare) solo perché i loro avversari ne hanno persi anche di più. Si è avuta la controprova di un fenomeno già visto: oggi per un partito lo scopo della campagna elettorale non è attirare gli indecisi e possibilmente anche i simpatizzanti del campo avverso, ma semplicemente convincere i propri elettori di sempre ad andare a votare invece che stare a casa. Chi è più bravo in questo lavoro vince. Si dirà che anche questo è democrazia. Sì e no, più no che sì. Se il gioco è quello, i partiti non lo giocano affrontando i nuovi problemi con programmi nuovi e convincenti, ma suonando ciascuno ai propri vecchi elettori le solite vecchie canzoni (il sole dell’avvenire da una parte, la paura dei comunisti dall’altra) che ridestano vecchie emozioni e vecchie nostalgie. Finché dura. Poi non meravigliatevi se la metà non va a votare.

AUTORE: Pier Giorgio Lignani