Go’el : venti anni di preghiera a Pian di Massiano per liberare le donne dalla schiavitù

Sabato sera 7 maggio alle ore 22 a Pian di Massiano a Perugia, sono ripresi gli incontri del gruppo Go’el nato dalla associazione di don Benzi proprio 20 anni fa.

Lo scopo è sempre lo stesso, scrive il gruppo Go’el nell’articolo pubblicato questa settimana su La Voce: essere “insieme per queste ‘donne crocifisse’ pregando per quelle che non ce l’hanno fatta morendo a causa del racket, e per quelle che sono state liberate e per chi è ancora preda degli aguzzini”.

In questi anni, sottolinano nel gruppo, “molte donne hanno trovato la forza di scappare dai loro aguzzini”.

Go’el: venti anni di preghiera

“Sono passati 20 anni da quando don Aldo Buonaiuto iniziava ad accendere una luce sulle tenebre della prostituzione schiavizzante presente sulle strade di Perugia. Con la presenza e la spinta carismatica di don Oreste Benzi, (fondatore dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII) erano già da diversi anni che si avvicinavano le giovanissime donne sfruttate e con l’ausilio e la collaborazione delle forze di polizia venivano scovati gli aguzzini del racket del meretricio. La presenza costante nel territorio sollecitava le istituzioni ad agire con fermezza contro una piaga che venti anni fa era molto presente in alcune zone della città”.

In quei giorni “nasceva su ispirazione di don Aldo il “gruppo Go’el”, un insieme di persone che rispondevano all’invito di riscattare (Go’el, termine utilizzato nel giubileo nell’Antico Testamento per liberare gli schiavi), farsi strumenti per liberare le ragazze schiavizzate. Era necessaria l’azione determinante delle unità di strada della Giovanni XXIII ma anche la preghiera. Così nasce il rosario sotto il cielo sulle strade buie delle “donne crocifisse”.

Molte donne liberate dalla schiavitù

“Ogni sabato dell’anno a mezzanotte – prosegue l’articolo – centinaia di persone si sono ritrovate a pregare ed invocare la Vergine Maria per chiedere la liberazione delle schiave.

A Pian di Massiano abbiamo creato un santuario sotto il cielo, senza pareti di cemento ma con i mattoni vivi di uomini e donne, che hanno con straordinaria fedeltà portato avanti questa preghiera e vicinanza alle vittime della tratta.

In 20 anni questa iniziativa ha provocato l’uscita di molte giovani che vedendo il gruppo Go’el stare lì per loro hanno trovato la forza di scappare. Ci sono state conversioni e cambiamenti di vita anche dei cosiddetti “clienti” pentiti.

Sono nate vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Hanno partecipato numerosi movimenti ecclesiali, tantissimi giovani, prelati, personalità istituzionali e tanti giornalisti. Questa esperienza non si è mai fermata tranne nel periodo dei lockdown per il Covid. E ora ogni primo sabato del mese ha ripreso il suo appuntamento”.