“Siamo al venerdì della Gmg, ci stiamo preparando all’incontro finale con Papa Francesco, la veglia e la messa della domenica. Il gruppo dei ragazzi dell’Umbria è davvero contento, stanco ma coinvolto. Oggi abbiamo celebrato la liturgia penitenziale con una presenza e un coinvolgimento dei giovani molto bello. Anche noi preti ci siamo affiancati a loro nel cammino e questo penso sia il dono più importante che ci portiamo a casa: camminare insieme con loro”.
In queste parole del vescovo di Gubbio Luciano Paolucci Bedini, traspare l’esperienza intima e personale che i giovani stanno vivendo. La parte più “nascosta”, il lavorio interiore che ciascuno vive in modo tutto personale in ogni momento di questa esperienza.
A Ericeira catechesi e liturgia penitenziale
Il momento della liturgia penitenziale è forse quello in cui il cammino interiore si esprime a parole nel colloquio con il confessore. Sarà anche per questo che emoziona vedere il vecchio Papa seduto come un semplice prete ad uno dei tanti confessionali e lì ascoltare e parlare con i giovani.
La liturgia penitenziale per i giovani umbri è stata vissuta al termine della terza catechesi RiseUp, a Ericeira, la città in cui sono ospitati, a circa 50 km da Lisbona. Un momento che è stato preparato dalle due catechesi di mercoledì e giovedì.
E giovedì, nella seconda giornata di Gmg, dopo la catechesi RiseUp del mattino, anche gli oltre 800 giovani umbri e i loro accompagnatori si sono uniti ai 500mila giovani di tutto il mondo nel Parque Eduardo VII di Lisbona, per il primo abbraccio con Francesco e l’inizio ufficiale della Giornata mondiale della Gioventù, la quarta nel pontificato di Bergoglio, la prima dopo la pandemia da Covid-19
Gmg. Il primo incontro con il Papa
È stata una giornata carica di emozioni, come ci raccontano Angela e Maria Chiara della diocesi di Gubbio.
Angela: “Siamo stati a Casa Italia e lì ci hanno accolto, ci hanno fatto sentire davvero a casa e ci hanno offerto il caffé italiano, che ci voleva proprio! Lì abbiamo incontrato il nostro vescovo Luciano Paolucci Bedini e don Michele Falabretti, responsabile della pastorale giovanile nazionale e quindi anche l’organizzatore di tutto quello che è il nostro cammino qui durante la gmg, insieme ai giovani di tutte le diocesi italiane”.
Maria Chiara: “Finalmente abbiamo incontrato Papa Francesco. Siamo stati tutti insieme alla collina “Edoardo VII” ed è stato bellissimo anche perché siamo riusciti a vederlo da vicino, eravamo davvero ad un passo da lui. È stato emozionante anche perché ci sono state testimonianze, delle ‘lettere’ di giovani da tutto il mondo che hanno fatto delle richieste al Papa. Il Papa ci ha dato un grade messaggio: che la Chiesa è accogliente, la Chiesa è casa, e accetta tutti noi per come siamo non per come vorremmo o dovremmo essere, e Gesù ci accoglie così come siamo. E Papa Francesco ci ha detto che la Chiesa siamo ‘tutti’, e ci ha detto: ‘diciamo insieme ‘tutti, tutti’ insieme. E questo è un messaggio bellissimo che il Papa ci ha trasmesso e comunicato”.
Gmg. Le parole del Papa ai giovani
“Quanti lupi si nascondono dietro sorrisi di falsa bontà, dicendo di conoscere chi sei ma non volendoti bene, insinuando di credere in te e promettendoti che diventerai qualcuno, per poi lasciarti solo quando non interessi più. Sono le illusioni del virtuale e dobbiamo stare attenti a non lasciarci ingannare, perché tante realtà che ci attirano e promettono felicità si mostrano poi per quello che sono: cose vane, superflue, surrogati che lasciano il vuoto dentro”. Non usa mezze misure, Papa Francesco, con il popolo giovane che si è dato appuntamento a Lisbona. “Non siete qui per caso. Il Signore vi ha chiamati per nome, non solo in questi giorni, ma dall’inizio dei vostri giorni”.
“Nessuno è cristiano per caso, tutti siamo stati chiamati col nostro nome”, ha detto Papa Francesco. “Al principio della trama della vita, prima dei talenti che abbiamo, delle ombre e delle ferite che portiamo dentro, siamo chiamati”, spiega il Papa: “Chiamati perché amati”. Da una parte la verità di Gesù, per cui noi siamo un volto e non un numero, dall’altra le insidie della rete: “Tanti, oggi, sanno il tuo nome, ma non ti chiamano per nome. Il tuo nome infatti è noto, appare sui social, viene elaborato da algoritmi che gli associano gusti e preferenze. Tutto questo però non interpella la tua unicità, ma la tua utilità per le indagini di mercato”. Gesù no: “Lui ha fiducia in te, per lui tu conti”.
Fare domande è giusto
Ai giovani, per antonomasia “allergici alle falsità e alle parole vuote”, Bergoglio ribadisce che “nella Chiesa c’è posto per tutti”. “La Chiesa è, e dev’essere sempre di più, quella casa dove risuona l’eco della chiamata per nome che Dio rivolge ad ognuno”, il monito di Francesco: “Il Signore non punta il dito, ma allarga le braccia: ce lo mostra Gesù in croce. Lui non chiude la porta, ma invita a entrare; non tiene a distanza, ma accoglie. In questi giorni inoltriamo il suo messaggio d’amore: ‘Dio ti ama, Dio ti chiama’”.
“Fare domande è giusto, anzi spesso è meglio che dare risposte, perché chi domanda resta inquieto e l’inquietudine è il miglior rimedio all’abitudine, a quella normalità piatta che anestetizza l’anima”. Ne è convinto il Papa, che anche nel primo incontro della sua seconda giornata in Portogallo, rivolgendosi ai giovani dell’Università cattolica portoghese di Lisbona, ha esortato a diffidare “delle formule prefabbricate, delle risposte che sembrano a portata di mano, sfilate dalla manica come carte da gioco truccate, di quelle proposte che sembrano dare tutto senza chiedere nulla”.
Essere insoddisfatti è antidoto al narcisismo
“Essere insoddisfatti è essere uomini”, la citazione di Pessoa: “Non dobbiamo aver paura di sentirci inquieti, di pensare che quanto facciamo non basti. In questo senso e nella giusta misura, essere insoddisfatti è un buon antidoto contro la presunzione di autosufficienza e il narcisismo. Non allarmiamoci allora se ci troviamo assetati dentro, inquieti, incompiuti, desiderosi di senso e di futuro, com saudades do futuro! “, ha esclamato Francesco: “Non siamo malati, ma vivi! Preoccupiamoci piuttosto quando siamo disposti a sostituire la strada da fare con un qualsiasi punto di ristoro, purché ci dia l’illusione della comodità; quando sostituiamo i volti con gli schermi, il reale con il virtuale; quando, al posto delle domande che lacerano, preferiamo le risposte facili che anestetizzano”.
“Cercate e rischiate”, il doppio imperativo per i giovani: “In questo frangente storico le sfide sono enormi e i gemiti dolorosi, ma abbracciamo il rischio di pensare che non siamo in un’agonia, bensì in un parto; non alla fine, ma all’inizio di un grande spettacolo. Siate protagonisti di una nuova coreografia che metta al centro la persona umana, siate coreografi della danza della vita. Se i semi preservassero sé stessi, sprecherebbero completamente la loro potenza generativa e ci condannerebbero alla fame; se gli inverni preservassero sé stessi, non ci sarebbe la meraviglia della primavera.
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