Gli industriali accusano la Regione di inefficienza. La Lorenzetti risponde

Approvato dal Consiglio regionale il Dap per il 2001

Il Consiglio regionale dell’Umbria ha approvato a maggioranza il Dap, il documento annuale di programmazione. Su 26 consiglieri presenti, 16 hanno votato a favore e 9 contrari (le opposizioni della Casa delle libertà) mentre il capogruppo dei Comunisti italiani, Maurizio Donati, si è astenuto. Sul Dap la maggioranza di centrosinistra ha ritrovato d’incanto l’unità (per questa settimana), pur tra qualche distinguo, ‘doveroso’, in attesa dei prossimi scenari elettorali. Il Dap indica i quattro principali settori di spesa per il 2001: 1) il comparto sanitario avrà un costo stimato di 2.020 miliardi, cioè il 75 per cento delle disponibilità complessive della Regione; 2) le spese di funzionamento dell’apparato burocratico regionale sono previste in 175 miliardi; 3) i contributi al settore trasporti pubblici saranno pari a 68 miliardi; 4) gli ammortamenti per i vecchi mutui impegneranno 61,2 miliardi. Da non dimenticare che viene previsto un tasso di sviluppo dell’economia del 3,5 per cento. In sostanza la manovra della Giunta regionale – considerando anche gli effetti del federalismo che porterà ad una diminuzione di risorse dallo stato – punta a non aumentare le tasse e le imposte per il 2001. Nei prossimi cinque anni si vogliono inoltre ridurre le spese (per 77 miliardi) sul fronte sanitario e di 3 sul funzionamento della macchina regionale. Ma proprio nel giorno dell’approvazione del Dap, c’è stata una dura presa di posizione del presidente della Assoindustria perugina, Azelio Renzacci, che ha accusato la giunta regionale di “immobilismo”. L’esecutivo è stato inoltre “incapace di attuare, almeno fino ad oggi, un chiaro disegno strategico teso al rilancio delle attività produttive locali”. Renzacci – che ha dato atto alla Lorenzetti del suo impegno per risolvere il problema delle infrastrutture – ha sottolineato la necessità di una riapertura del dialogo tra imprese – che nel 2000 hanno registrato un andamento più che soddisfacente – e l’esecutivo. La presidente ha risposto per le rime. “Gli industriali sbagliano quando sostengono che il merito dello sviluppo spetta solo alle loro imprese – ha detto – e che tutto il resto, il contesto programmatico che noi abbiamo contribuito a costruire in questi anni sia del tutto deludente. Strana equazione la loro”. C’è anche una accusa, per niente velata, al comportamento degli industriali. “Gli imprenditori umbri si guardino attorno e vedranno che in Umbria c’è scarsa innovazione e propensione al rischio: c’è molto da fare, anche per loro. Propongano più progetti ed obiettivi e lascino stare le polemiche improduttive”. La presidente ha inoltre ricordato, sul tema delle infrastrutture, che “in otto mesi l’Umbria ha ottenuto più finanziamenti che in trenta anni”. Solo per le strade sono stati aperti bandi di concorso per 600 miliardi, per la viabilità perugina legata alla E7 sono disponibili 150 miliardi. Il dibattito del Dap è stato contrassegnato anche dalle forti critiche da parte del centrodestra che hanno parlato anche di “buonismo fuori luogo”. Andrea Lignani Marchesani (AN), relatore di minoranza, ha affermato che “il Dap è una occasione persa di innovazione. Il documento è un libro di sogni che evidenza, da parte della maggioranza, la mancanza di assunzione di responsabilità per mere strategie pre-elettorali”. Secondo Lignani Marchesani “l’Umbria si trova a serio rischio di sopravvivenza”. Per Enrico Melasecche (Fi) “il problema vero è che in Umbria non si ha il coraggio di fare scelte incisive. Abbiamo un sistema pubblico che costa troppo e produce burocrazia, con un sistema produttivo non competitivo che non attrae nuove imprese”.

AUTORE: E.Q.