Gli executive orders di Donald Trump

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Dal giorno del suo insediamento, si calcola che Donald Trump abbia firmati più di una cinquantina di executive orders esautorando di fatto il Congresso dal suo compito principale che è quello di presentare, discutere e approvare nuove leggi. È interessante notare che gli ambiti cui si rivolgono gli executive orders del nuovo corso della politica Usa si rivolgono prevalentemente all’ambito immigratorio, economico, ambientale e di sicurezza nazionale e che, nell’equilibrio dei poteri che garantisce la democrazia, l’unico potere che può frenare questa deriva antidemocratica è quello giudiziario.

E infatti è stato un giudice federale a sospendere la revoca presidenziale dello ius soli che ha fondamento costituzionale; un altro ha bloccato il congelamento di fondi per miliardi di dollari destinati a scuole, ricerca scientifica, ospedali e assistenza; un terzo ha fermato quello contro i dipendenti pubblici.

Il ricorso allo strumento dell’abolizione delle leggi direttamente da parte del Presidente alimenta il rischio di derive autoritarie e mina la trasparenza, riducendo lo spazio per un dibattito pubblico informato. In sostanza, l’incessante flusso di decreti rischia di trasformare il potere presidenziale in uno strumento per annullare i contrappesi costituzionali, erodendo la capacità del sistema democratico di garantire un governo equilibrato e partecipativo. È tempo di vigilare perché non faccia scuola nel mondo.

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