Tutto serve ad alimentare polemiche fra la maggioranza di governo e la opposizione; questa settimana è stato il caso di Chico Forti. Chi è costui? Un italiano, che è emigrato in America, vi ha fatto affari, poi è stato accusato di avere commesso un omicidio per motivi loschi (in pratica per coprire un delitto di truffa). Lui si è sempre protestato innocente ma è stato condannato all’ergastolo.
Adesso, dopo avere scontato 24 anni di carcere, ha ottenuto di poter scontare il resto della pena nel suo paese, come previsto da un trattato fra l’Italia e gli Usa; ferma restando la condanna decisa dal tribunale americano, potrà avere gli sconti per buona condotta previsti dalla legge italiana, anche se non sono previsti dalla legge americana. Per ottenere questo risultato, quell’uomo aveva bisogno che il governo italiano si attivasse in suo favore; e così è stato. Fin qui, tutto regolare, anche se succede di rado. Di strano c’è stato che quando l’ergastolano, sotto buona scorta, è sbarcato in Italia, ha trovato che a dargli il benvenuto c’era la presidente del Consiglio in persona, tutta contenta. Il perché di tanto onore non è stato spiegato. Da qui le critiche della opposizione e le repliche che però non hanno aiutato a capire meglio.
Questo episodio mi offre l’occasione per dare ai lettori qualche informazione sulle differenze fra la giustizia italiana e quella americana. Il signor Forti è stato condannato al carcere perpetuo (che laggiù non è un modo di dire) dal verdetto di una giuria formata da persone scelte a caso, le quali non hanno dovuto spendere una riga per spiegare perché, in un caso obiettivamente dubbio, avessero giudicato colpevole l’imputato; e il processo è finito lì.
In Italia, per la condanna in primo grado di Amanda Knox e del suo coimputato i giudici scrissero ben 425 pagine di motivazione; ogni frase di quel testo così imponente fu vivisezionata dai giudici di seconda istanza, che ne scrissero altrettante per giungere all’esito opposto; e poi vi furono ancora tre gradi di giudizio (cinque in tutto) fino alla assoluzione conclusiva. Vi chiedo: se vogliamo parlare di “garantismo”, vi sembra più garantista il sistema italiano o quello statunitense? Vi chiedo ancora: avete capito perché in Italia i processi durano tanto? Eppure molti in Italia pensano che la giustizia negli Usa funzioni meglio. Di certo è più sbrigativa.