Domenica 9 novembre a Bolsena il card. Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, ha presieduto una solenne celebrazione eucaristica, al termine della quale ha chiuso la Porta santa del Giubileo eucaristico straordinario, che – ricordiamo – era stata aperta il 6 gennaio dello scorso anno dal card. Ennio Antonelli.
Il card. Müller è stato accolto alle ore 16 sulla piazza della basilica dal vescovo mons. Benedetto Tuzia, da padre Domenico Marra, parroco della basilica, dalle autorità civili e militari del territorio e da tanta gente venuta da ogni dove. Dopo aver indossato i paramenti presso le suore del Ss. Sacramento, il Cardinale e i concelebranti – mons. Tuzia, mons. Giovanni Marra, già amministratore apostolico della diocesi, mons. Giovanni Scanavino, vescovo emerito, e molti sacerdoti – hanno raggiunto processionalmente la basilica, mentre la schola eseguiva l’inno del Giubileo A Cristo Pane di vita, per dare inizio alla messa solenne.
Dopo la proclamazione della Parola e un breve saluto di mons. Tuzia, il Cardinale ha pronunciato la sua omelia (vedi box a lato). Ha anche portato il saluto e la benedizione di Papa Francesco, da lui incontrato due giorni prima in udienza privata.
Al temine della Comunione, poi, il card. Müller ha invitato tutti i fedeli ad incamminarsi verso le strade della storia lodando Dio per gli innumerevoli benefici ricevuti in questi due anni di grazia.
Al canto del Te Deum, i presenti sono stati invitati a uscire processionalmente dalla Porta santa, per indicare la conclusione ufficiale del Giubileo eucaristico e simboleggiare l’impegno di camminare nel mondo sostenuti dalla gioia della conversione e quindi dell’incontro con Cristo.
Dopo che tutta l’assemblea ha raggiunto la piazza antistante la Porta santa, il Cardinale ha proseguito con la preghiera di lode e l’auspicio che la diocesi di Orvieto-Todi e tutti gli uomini di buona volontà perseverino nella vita nuova e siano testimoni di speranza e operatori di concordia.
Quindi il card. Müller si è avviato verso la Porta santa mentre la schola cantava l’antifona maggiore O Clavis David. In silenzio, si è inginocchiato sulla soglia della Porta e ha pregato; poi, alzatosi, ha chiuso i due battenti della porta mentre il coro intonava Christus heri et hodie, finis et principium; Christus alpha et omega. Ipsi gloria in saecula!
Subito dopo il Cardinale ha impartito la solenne benedizione conclusiva dell’intera celebrazione eucaristica, e con il congedo del diacono tutti sono stati invitati a tornare nelle loro famiglie, “piccole Chiese domestiche”, per essere una “Chiesa in uscita”, come spesso ci ricorda Papa Francesco, e come ha auspicato il nostro Vescovo, “una diocesi eucaristica”, perciò costantemente in uscita verso le periferie esistenziali dell’umanità.
“Misericordia è il nome di Dio, ma non c’è misericordia senza croce”
Di seguito, una sintesi dell’omelia del card. Müller: “Alla fine di questo anno giubilare, con umiltà riconosciamo innanzitutto che abbiamo confidato in opere che provenivano dalle nostre mani e dai nostri pensieri, ma non da Dio. Siamo poveri peccatori! Ma questa scoperta, lungi dallo schiacciarci a terra, ci rialza, ci risolleva, perché l’umile e sofferto riconoscimento dei propri peccati è la porta che ci riavvicina a Dio, che ci risolleva all’altezza della Sua misericordia. Misericordia è il nome di Dio, è il volto buono del Mistero rivelato da Gesù. Ma non esiste misericordia senza croce!… Non possiamo vivere da risorti se non accettiamo le piccole e grandi croci che la vita ci riserva: non basta portare la croce ‘per forza’, occorre accettarla… Nel segno semplice del pane e del vino ri-accade il miracolo del sacrificio celebrato sulla croce e della presenza rinnovata in mezzo al Suo popolo. Gesù viene a noi, fino alla fine dei tempi, come Risorto, proprio attraverso la croce, e così ci insegna una strada. Allora non abbiamo paura a portare le nostre piccole croci con Lui e dietro a Lui! Chi porta la croce con Gesù, si salva!… Cari amici, quella Porta santa che chiuderemo simbolicamente alla fine di questa santa messa… deve rimanere aperta nel nostro cuore. Quella porta è Gesù stesso, e seguire Lui è la strada della croce che ci porta alla risurrezione… Mentre si chiude la Porta santa, rimanga spalancato il nostro cuore davanti a Gesù, colmo di domanda a Lui: ‘Signore, salvaci, vogliamo stare con te! Vogliamo seguirti sulla via della croce! Fa’ risorgere la nostra vita e il mondo intero! Non abbandonarci alle nostre miserie!’. Lui che è Padre buono e misericordioso, Signore unico del tempo e della storia, non tarderà a venire, anzi è già qui, è qui per sempre. Nel sacramento dell’altare, nel segno del pane e del vino, Lui è con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.