Domenica 24 novembre alle ore 17 a piazza Cahen, gli orvietani, in continuità spirituale e culturale con la città di Bolsena, hanno dato inizio alle celebrazioni del secondo anno giubilare con la cerimonia di inaugurazione del Calice monumentale, realizzato dall’artista Angelo Miotto di Erba (Como), simbolo stesso del Giubileo eucaristico straordinario. Si tratta di un’opera in ferro lavorato alta 10 metri che è stata già esposta fino al 9 novembre in piazza Matteotti a Bolsena per il 750° del miracolo di Bolsena e dal 24 novembre resterà esposta per tutto il 2014 in piazza Cahen per celebrare il 750° della bolla Transiturus con la quale papa Urbano IV nel 1264 istituì in Orvieto, per tutta la Chiesa, la festa del Corpus Domini. Alla presenza delle autorità religiose e civili, del popolo tutto, degli attori del gruppo Arté del teatro Mancinelli, di un’ambasceria del Corteo storico della città di Orvieto e del Corteo dei popolani, il presidente del Consiglio comunale di Orvieto, Marco Frizza, ha introdotto gli interventi del vescovo mons. Benedetto Tuzia, del sindaco di Bolsena, Paolo Dottarelli, e del sindaco di Orvieto, Antonio Concina. A coronamento del tutto, le note del Lauda Sion eseguite dalla filarmonica ‘Luigi Mancinelli’, e l’accensione delle luci che renderanno questo calice ancora più splendente. Il Vescovo ci ha ricordato che il calice è stato posto in un luogo privilegiato di ingresso e di uscita nella città, come segno indicativo dell’accoglienza, rappresentato in quel Gesù che si fa pane e vino per ciascuno di noi. “Molti – ha detto – vengono a Orvieto non solo come fruitori dell’arte ma come pellegrini e con un atteggiamento religiosamente sentito. Orvieto è la città del Corpus Domini e prima di tutto dev’essere ‘città dell’accoglienza’. Coinvolgimento della città significa dunque questa accoglienza e amabilità nei confronti dei pellegrini. Bisogna riflettere su questo perché questa connessione, a livello sociale e umano, va a beneficio di tutta la città, se questa sprigiona buone qualità di relazioni. Qualità che prima di essere religiose sono umane. L’uomo costruisce relazioni. Importante quindi che come città ci apriamo, con accoglienza e curiosità umana, verso tutti quelli che vengono. I Papi che sono venuti ad Orvieto hanno trovato accoglienza, dobbiamo dunque recuperare il valore di questa accoglienza che ha segnato la nostra storia. Il calice monumentale sarà un grosso richiamo, la sua collocazione è un preambolo, da lì si diparte tutto quello che è il resto della città”. Agli interventi delle autorità e alla benedizione del Calice è seguito un percorso in tre tappe con altrettanti estratti della rappresentazione del Miracolo de lo sacro Corporale di Giuseppe R. Baiocco: a piazza Cahen, padre Pietro da Praga (interpretato da Andrea Brugnera) nel tormento del dubbio e nell’evento del miracolo; sulle scale della chiesa di San Domenico, la figura di san Tommaso d’Aquino (impersonata da Massimiliano Iacolucci); sul sagrato della cattedrale, Urbano IV (Renato Campese) annuncia l’istituzione della solennità del Corpus Domini con la bolla Transiturus; tutto accompagnato da Silvia Picciaia come voce narrante. Alla fine, i fedeli hanno attraversato i sotterranei del duomo che introducono come percorso giubilare al passaggio della Porta santa, per giungere quindi in basilica per la benedizione del Vescovo, accolti dalle note della corale della Cattedrale diretta dal m° Stefano Benini.
Le parole sul Calice
L’autore del calice, Angelo Miotto, ormai novantenne e segnato dal dolore e da una vita di fede, ha realizzato questa opera accompagnato e illuminato dal sacrificio di una ‘vita offerta’ di un sacerdote a lui vicino nel cammino della vita. Le parole che costellano questo Calice monumentale sono il compendio dell’unico Sacrificio di amore che ci riconcilia con il Padre e ci dona la salvezza: ‘Eccomi / fiat’;‘Padre, se è possibile, allontana da me questo calice’; ‘Padre, non la mia, ma la tua volontà sia fatta’; ‘Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno’; ‘Donna, ecco tuo figlio; figlio, ecco tua madre’; ‘Ho sete, ho sete’. Lo stupore della gente presente si è manifestato soprattutto esprimendo il desiderio che questo Calice possa essere richiamo per ciascuno ad aprire a Dio il proprio cuore, e per la città un segno di rinnovata speranza.