Giovanni Paolo II per la terza volta convoca ad Assisi le religioni per la pace

"E' urgente che un'invocazione corale per la pace salga fino al cielo"

Ancora una volta Assisi s’impone al mondo come una capitale dello spirito. Nella prima metà del Duecento Dante la vide come un “oriente”. Allo stesso modo continua a vederla Giovanni Paolo II, fin dagli inizi del suo pontificato. Sembra esserne addirittura affascinato, sebbene abbia visitato i luoghi più significativi della terra. Nessun’altra città è stata da lui così spesso visitata. Vi è già venuto cinque volte e la prossima, annunciata per giovedì 24 gennaio 2001, sarà la sesta. Per tre volte ha scelto Assisi per chiamare tutte le religioni a lavorare nel cantiere della pace e per diffondere nel mondo lo “spirito di Assisi”. Vi giunse la prima volta il 5 novembre 1978, venti giorni dopo la sua elezione a romano pontefice, avvenuta il 16 ottobre. Con questa inaugurò anche la lunga serie dei suoi viaggi apostolici. Nell’era contemporanea, prima di lui, era venuto soltanto Giovanni XIII, il 4 ottobre 1962. Vi tornò il 12 marzo 1982 per concludere i lavori dell’assemblea straordinaria dei vescovi italiani in occasione dell’VIII centenario della nascita di San Francesco. “E’ questa la seconda volta che vengo ad Assisi – disse all’arrivo – e credetemi, l’emozione è sempre la stessa, poiché qui si respira un’atmosfera unica di purissima fede cristiana e di altissimi valori umani di civiltà”. Il terzo pellegrinaggio – il 27 ottobre 1986 – fu determinato dalla Giornata mondiale di preghiera per la pace, l’evento religioso più importante dello scorso secolo, dopo il Concilio Vaticano II. Quel giorno, infatti, per la prima volta nella storia si trovarono “insieme per pregare” – anche se non “per pregare insieme”, come fu opportunamente precisato – i capi delle più antiche e importanti religioni del mondo: cristiani, buddhisti, ebrei, indu, musulmani, sikh, shintoisti, religioni tradizionali africane, amerindiani, ecc. Quello storico, voluto da Giovanni Paolo II nonostante le apprensioni di molti, apparve una sfida alla rassegnazione di fronte alla presunta ineluttabilità della guerra e all’aberrante teoria di chi considerava la guerra come “necessità biologica” e perfino “fattore di progresso”. Annunciandolo a sorpresa il precedente 25 gennaio nella Basilica di S. Paolo fuori le mura, Giovanni Paolo II disse: “La Santa Sede desidera contribuire a suscitare un movimento mondiale di preghiera per la pace che, oltrepassando i confini delle singole nazioni e coinvolgendo i credenti di tutte le religioni, giunga ad abbracciare il mondo intero”. Il 27 ottobre 1986 il Papa volle ribadire questa finalità nel saluto agli ospiti presso la Porziuncola: “Il trovarsi insieme di tanti capi religiosi è di per sé un invito oggi al mondo a diventare consapevole che esiste un’altra dimensione della pace e un altro modo per promuoverla, che non è il risultato di negoziati, di compromessi politici o di mercanteggiamenti economici”Senza negare in alcun modo la necessità di molte risorse umane volte a mantenere e rafforzare la pace, noi siamo qui perché siamo sicuri che, al di là e al di sopra di quelle misure, c’è bisogno di preghiera più intensa e umile, di preghiera fiduciosa se si vuole che il mondo diventi finalmente un luogo di pace vera e permanente”. Gli uomini in preghiera sul colle di Assisi rinnovavano il gesto di Mosé, ritto sulla cima del colle e a mani alzate, durante la lotta degli ebrei contro gli amaleciti. La sera di quel giorno, rivolgendosi agli altri capi religiosi sulla piazza inferiore di S. Francesco, il Papa disse: “La pace attende i suoi profeti. La pace attende i suoi artefici. La pace è un cantiere aperto a tutti e non soltanto agli specialisti, ai sapienti e agli strateghi. Se il mondo deve continuare, e gli uomini e le donne devono sopravvivere su di esso, il mondo non può fare a meno della preghiera”. Giovanni Paolo II tornò per la quarta volta in Assisi sabato 9 e domenica 10 gennaio 1993. “Questa città mi attrae e mi ispira”, sussurrò al vescovo Goretti mentre scendeva dall’elicottero nel cortile dell’Istituto Serafico. Anche questo fu un incontro di preghiera per la pace. Sebbene di profilo più modesto del precedente, si svolse in un intenso clima di spiritualità. Tra i due, insieme ad alcuni elementi comuni, vi sono molte differenze. Nel 1986 i capi delle religioni vennero da tutto il mondo; nel 1993 quasi soltanto dall’Europa. Nel 1986 furono presenti in Assisi tutte le più antiche religioni; nel 1993, con i cristiani, c’erano solo i rappresentanti dell’ebraismo e dell’islamismo. La circostanza mise anzi in evidenza la difficile situazione del cammino ecumenico. Tra le tante delegazioni spiccavano infatti i vuoti dei cristiani ortodossi. Solo due erano i loro rappresentanti. Nel 1986 ogni religione ebbe tempi e luoghi di preghiera propri e separati; nel 1993 la preghiera fu soprattutto “cattolica”. Gli ebrei e i musulmani si ritrovarono insieme a S. Francesco per “assistere” alla liturgia conclusiva presieduta dal Papa. Nel 1986 l’obiettivo da raggiungere aveva un livello planetario: la pace in ogni angolo del mondo minacciata dal confronto Est-Ovest e dalla proliferazione nucleare; nel 1993 l’ambito geografico era la sola penisola balcanica. Nel 1996 la preparazione della grande giornata durò ben nove mesi (dal 25 gennaio al 25 ottobre); nel 1993, tra l’annuncio (1 dicembre 1992) e la celebrazione (9 e 10 gennaio 1993) ci furono appena quaranta giorni. La fretta del Papa fu determinata dalla gravità del momento. “-Davanti a una simile tragedia non si può restare indifferenti, non si può dormire”, disse nella veglia del 9 gennaio. Giovanni Paolo II venne ancora in Assisi, e fu la quinta visita, il 3 gennaio 1998, per essere vicino alle popolazioni dell’Italia centrale colpite dal terremoto del 26 settembre 1997. “Da questo luogo sacro alla tradizione francescana e duramente lesionato dal sisma – disse – da questa basilica a cui guardano con ammirazione uomini e donne del mondo intero, elevo al Signore una fervida preghiera per le vittime del terremoto, per i loro familiari e per quanti tuttora vivono in situazioni precarie. Dopo l’86 e il ’93, il 24 gennaio prossimo il Papa tornerà ancora in Assisi per un incontro interreligioso di preghiera per la pace. “E’ mia intenzione invitare – ha detto domenica 18 novembre – i rappresentanti delle religioni del mondo a venire ad Assisi il 24 gennaio 2002 a pregare per il superamento delle contrapposizioni e per la promozione dell’autentica pace. Ci si vuol trovare insieme, in particolare cristiani e musulmani, per proclamare davanti al mondo che la religione non deve mai diventare motivo di conflitto, di odio, di violenza. (…) In questo momento storico, l’umanità ha bisogno di vedere gesti di pace e di ascoltare parole di speranza”. Ha bisogno, in altre parole, dello “spirito di Assisi”. Pochi giorni fa, come si legge nella pagina a fianco, l’Istituto teologico di Assisi ha aperto l’anno accademico con una speciale riflessione sullo “spirito di Assisi”. Giovanni Paolo II vuole ora ravvivarlo il 24 gennaio. La preghiera di quel giorno, oltre che un’invocazione al Dio della pace, sarà per i credenti anche un invito “a diventare consapevoli – come disse in Assisi nel 1986 – che esiste un’altra dimensione della pace e un altro modo per promuoverla; che non è il risultato di negoziati, di compromessi politici o di mercanteggiamenti economici, ma che è soprattutto il frutto della preghiera”.

AUTORE: Vittorio Peri