Venticinque anni fa, proprio nel periodo estivo, iniziava l’impegno delle Caritas diocesane dell’Umbria in Kosovo. Era la fase finale della guerra che aveva devastato i Balcani per tutti gli anni Novanta, dopo il crollo della ex Jugoslavia. In questo lungo periodo, il profilo e le attività della casa di accoglienza kosovara sono cambiati più volte, adattandosi alle varie esigenze di un territorio che ha dovuto rinascere dopo le violenze e le distruzioni della guerra.
L’associazione “Shoqata Carita Umbria” a Klina
Nella zona di Klina – nell’area centro-occidentale del Kosovo, tra Pristina e Peje – , oggi la casa di Leskoc ha una sua personalità giuridica disciplinata dal diritto kosovaro, come associazione “Shoqata Carita Umbria”, alla quale si affianca la cooperativa per la gestione di azienda agraria e allevamento, panetteria, caseificio e macelleria. Una realtà che dà lavoro a oltre una quindicina di persone, in gran parte bambini e ragazzi accolti nei primi anni di attività, che ora sono cresciuti e in qualche caso hanno messo su famiglia, proprio grazie al sostegno e al lavoro della casa.
C’è ancora bisogno di aiuto e sostegno
“Non è mai facile garantire la sostenibilità economica di questa realtà cresciuta negli anni – ci spiega il direttore della Caritas diocesana di Gubbio, Luca Uccellani – per questo c’è bisogno di continuare a dare un sostegno economico e non solo”.
Da qualche anno ormai, la Caritas umbra non porta più avanti un impegno unitario di tutte le diocesi nell’aiuto della casa in Kosovo, ma c’è ancora un legame forte di sostegno e collaborazione da parte di tante singole realtà, a cominciare dalle diocesi di Perugia-Città della Pieve e di Gubbio, e poi anche parrocchie, gruppi e associazioni.
I campi estivi dei giovani di Gubbio e Umbertide in Kosovo
Nel 2019, dopo i 20 anni di coordinamento della realtà di Leskoc affidato a Massimo e Cristina Mazzali, sono arrivati Rinaldo e Francesca Marion, di origini lombarde ma umbri di adozione, già inseriti da anni come volontari e responsabili nel circuito umbro delle case di accoglienza Caritas e già punto di riferimento del punto di ascolto del post terremoto a Norcia.
Sono loro che hanno accolto, anche nelle ultime settimane, i gruppi di giovani e meno giovani che hanno raggiunto il Kosovo per i campi estivi. Come i ragazzi di Gubbio e Umbertide, una quindicina, accompagnati nei giorni scorsi dallo stesso Luca Uccellani, dal parroco di Cristo Risorto don Gaetano Bonomi Boseggia e dal seminarista Federico Solazzi.
“La nostra Caritas diocesana – spiega Uccellani – ogni anno offre questa opportunità, convinta che l’incontro con i più poveri e l’esperienza di vita comunitaria siano preziose nel cammino di crescita di ogni persona e dei più giovani in particolare”.
Dieci giorni insieme ad altri giovani d’Italia
Una decina di giorni vissuti insieme ad altri gruppi provenienti sia dall’Umbria sia da altre parti d’Italia, come i giovani della pastorale giovanile del Terz’ordine regolare francescano arrivati da Imola insieme a fra Francesco Botterio.
L’esperienza di don Matteo Antonelli
“Dal 2009 vado ogni anno in Kosovo, con cadenza annuale. Ho iniziato – ci racconta don Matteo Antonelli di Terni – andando a fare gli esercizi spirituali per il mio diaconato e poi, diventato prete e parroco, ho creato un legame con la parrocchia, ho raccontato di questa esperienza e ogni mese di novembre vado a portare gli aiuti che raccogliamo nella nostra comunità”.
Parroco nella comunità di Nostra Signora di Fatima a Gabelletta, don Matteo racconta di questo “gemellaggio” sempre più stretto tra la casa di Leskoc e la sua parrocchia. Tanto che – dopo uno spettacolo teatrale del Natale scorso, con le testimonianze in video dei ragazzi kosovari – è cresciuto il desiderio dei giovani ternani di vivere in Kosovo un periodo in estate.
“Siamo partiti da Terni con 10 giovani e due adulti – ci dice Antonelli – . Rispetto agli inizi della casa c’è stata una rimodulazione del tipo di accoglienza delle persone e di carità. È cresciuto l’aspetto della visita e della cura delle famiglie, nelle loro case, e si è un po’ ridimensionata l’accoglienza dei minori in casa, che ora sono una decina tra piccoli e adolescenti accolti stabilmente. Questo numero si moltiplica grazie all’accoglienza diurna che è stata attivata da qualche tempo: al mattino si va nei paesi e tra le famiglie povere dei dintorni, si prendono i bambini e si portano nella casa, si custodiscono e si dà loro da mangiare, li si aiuta in attività scolastiche e nei compiti, si animano momenti di gioco e di educazione, poi nel pomeriggio si riportano nelle loro case”.
A Castiglione del Lago la Giornata in ricordo dei 25 anni di attività della Casa Caritas a Klina
I 25 anni di attività della casa Caritas di Klina saranno ricordati il 21 settembre prossimo, in una giornata organizzata presso la comunità di accoglienza sociale “Il Casolare” di Sanfatucchio a Castiglione del Lago, aperta vent’anni fa. Si ritroveranno lì, con il vescovo Ivan Maffeis, tanti giovani e volontari di tutta l’Umbria, e non solo, che in questi cinque lustri hanno speso una parte della loro vita accanto ai kosovari.