La Pastorale giovanile di Città di Castello – per l’ennesima volta – ha ottenuto un gran successo con il pellegrinaggio verso le Marche, a Macerata. La meta era stata individuata per fare visita al “nostro” don Nazzareno Marconi, che è diventato vescovo di quella città.
La partenza per il pellegrinaggio “Piccoli passi possibili…” è avvenuta da vari luoghi lunedì 6 aprile. Il ritorno a casa mercoledì 8 aprile. Durante il cammino ci sono state soste a Cingoli, Treia e Pollenza. I circa 450 pellegrini sono partiti a piedi dalla città di Apiro, dove il pullman li aveva scesi, con una ventina di guide, compresi animatori e preti, per raggiungere nella prima sera la palestra di Cingoli dove hanno passato la prima notte. Nel secondo giorno tutti i ragazzi hanno camminato da Cingoli fino al santuario di Treia, dove si è svolta una celebrazione per pregare e ringraziare il Signore, fin quando alcuni pullman del Comune di Pollenza non li hanno accompagnati fino alla locale palestra per dormire nell’ultima notte. Il terzo giorno tutto il gruppo ha camminato da Pollenza a Macerata, fino a raggiungere la cattedrale. Là il vescovo Marconi ha celebrato la liturgia eucaristica per tutti i pellegrini della diocesi tifernate. Tutti i partecipanti si sono recati a pranzo al seminario vescovile “Domus San Giuliano”, per poi ripartire a bordo dei vari pullman.
Si deve rendere un grande grazie a don Livio Tacchini, a tutti gli animatori, e allo staff di genitori volontari che ha seguito i pellegrini per tutto il viaggio. Hanno provveduto a preparare tutti i pasti nel modo più comodo e organizzato possibile, facendo sentire tutti i ragazzi a proprio agio in ogni istante.
Si può concludere che il pellegrinaggio è un percorso nel quale si incontrano sia vecchi che nuovi amici: grazie a loro si possono superare i momenti difficili e si può gioire in quelli più felici, per arrivare alla fine stremati ma sereni. Il pellegrinaggio insegna che le persone sono estremamente importanti per una vita felice, perché è anche grazie a loro che siamo quello che siamo.
Ogni ragazzo è partito con un unico scopo e con la stessa convinzione di tutti gli altri suoi compagni: quella di “resuscitare” la propria fede e lasciarsi trasportare in quell’occasione da Dio, che ha sempre accompagnato il gruppo per l’intera esperienza. Da questo viaggio si può imparare anche che meno peso ti porti nella coscienza e sulle spalle, e più facile sarà arrivare alla fine del lungo percorso – che la gente chiama “strada”, ma che in realtà è la vita.