Un giorno di festa per la fine del Ramadan

Il consiglio di istituto di una scuola statale in Lombardia ha deciso che sarà giorno di vacanza il prossimo 10 aprile, per la ricorrenza della fine del Ramadan, il mese di digiuno e preghiera dei musulmani.

Circa la metà degli studenti sono di famiglia musulmana e starebbero a casa comunque; allora, ha pensato il preside, tanto vale mettere in vacanza tutti per un giorno, visto che l’autonomia scolastica lo consente. Il Ministro dell’Istruzione – che non ha il potere di impedirlo – lo ha severamente criticato.

Ma quella decisione è legittima? La risposta è sì; per le stesse ragioni per le quali una ventina di anni fa il Tar dell’Umbria rigettò il ricorso presentato contro una scuola di Corciano che su richiesta di molti studenti e delle loro famiglie aveva autorizzato la sospensione delle lezioni (per pochi minuti) per consentire lo svolgimento della benedizione pasquale.

Quella benedizione, dissero i giudici, si poteva fare perché non era offensiva per nessuno, non provocava sconquassi nella vita della scuola; e perché era stato precisato che tutti sarebbero stati liberi di scegliere se partecipare o no. I giudici aggiunsero che se in altre occasioni avessero fatto richieste simili i fedeli di altre confessioni, ovviamente la risposta sarebbe stata la stessa. Perché la Costituzione italiana riconosce non solo la libertà di religione, ma anche l’uguale diritto di praticare pubblicamente i culti, nel rispetto dei diritti altrui.

Ora si stima che in Italia ci siano circa due milioni e mezzo di musulmani, sia pure divisi fra diverse tendenze; l’Islam è la confessione più diffusa, dopo quella cattolica, e lo Stato non può negare ai suoi seguaci le libertà previste dalla costituzione, compresa quella di avere i propri luoghi pubblici di culto (molte autorità locali, per esempio in Lombardia cercano di opporsi, ma è illegale).

Ai seguaci di altre religioni (ebrei, avventisti) è concesso per legge di considerare festivi, a tutti gli effetti, i giorni previsti come tali dal loro calendario; ai musulmani questo non è ancora concesso, ma solo perché, per ragioni tecniche, non si è ancora conclusa la “intesa” prevista dall’art. 8 della Costituzione. Ma al di sopra dei sofismi legali, c’è il fatto che, piaccia o no, viviamo ora in una società multiculturale e multietnica, e dobbiamo accettarlo nel rispetto di tutti verso tutti.

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