Giornalisti che sfidano la mafia

A Perugia la 6a Giornata della memoria dei giornalisti uccisi da mafie e terrorismo

Giornalisti-uccisi-mafia-03-maggio-2013Perugia è stata scelta quest’anno come sede della manifestazione nazionale per la 6a Giornata della memoria dei giornalisti uccisi da mafie e terrorismo. L’appuntamento si è svolto venerdì 3 marzo nella sala del Consiglio provinciale, in concomitanza con la 20a Giornata mondiale dell’Unesco per la libertà di stampa e la sicurezza dei giornalisti.

Erano presenti anche familiari di giornalisti italiani uccisi dalla mafia e due giovani croniste, Ester Castano e Marilù Mastrogiovanni, che in realtà diverse dell’Italia di oggi, la Lombardia e la Puglia, sono state vittime di minacce ed intimidazioni per le cose che hanno avuto il coraggio di scrivere sfidando politici corrotti e la criminalità organizzata. Ad ascoltarli c’erano anche gli studenti della scuola media Grecchi e del liceo scientifico Galilei di Perugia. Quest’ultimi sono impegnati nel progetto “Lotta per la legalità, lotta alla criminalità organizzata”, promosso dal collettivo studentesco Nuntius con seminari, incontri e lavori didattici.

Durante la manifestazione sono stati forniti alcuni dati che evidenziano come anche in Italia sia difficile e talvolta anche rischioso per i giornalisti fare bene il loro lavoro. Non solo per quelli impegnati sui fronti di guerra. Un lavoro – ha detto Alberto Spampinato, fratello di Giovanni ucciso nel 1972 in Sicilia dalla mafia – che consiste “nell’assicurare ai cittadini il diritto di essere informati correttamente, in modo libero, completo, senza ingerenze delle autorità e senza i condizionamenti”. Ingerenze e condizionamenti che spesso – ha proseguito Spampinato, direttore di Ossigeno per l’informazione – diventano minacce, intimidazioni ed abusi di vario genere. In Italia negli ultimi sei anni sono stati più di 1.300 i giornalisti che hanno dovuto affrontare queste situazioni, e 151 soltanto nei primi quattro mesi di quest’anno. Dal Nord a Sud, anche in zone solitamente considerate tranquille ed immuni dai pericoli della criminalità organizzata. Con auto e case incendiate, messaggi intimidatori più o meno diretti ed anche – come ha testimoniato Ester Castano che svolge il suo lavoro di cronista in provincia di Milano – con querele pretestuose e con la richiesta di pesanti risarcimenti. “Un ricatto economico, e quindi anche una intimidazione – ha detto – per tanti giornalisti precari, pagati da 3 a 5 euro per articolo”.

Minacce ed intimidazioni che possono anche diventare pallottole o bombe. Sono stati infatti almeno 26 – secondo i dati di Ossigeno – i giornalisti italiani uccisi negli ultimi 50 anni: 11 in Italia, vittime di mafia e terrorismo, e 15 all’estero. Ventisei giornalisti che hanno pagato con la vita il loro impegno in prima linea sul fronte delle mafie, del terrorismo, degli affari illeciti e nei Paesi insanguinati dalle guerre. Accanto a loro ci sono però quei 1.300 casi di giornalisti italiani vittime di intimidazioni e minacce più o meno esplicite. Giornalisti impegnati per una “informazione coraggiosa – è scritto in un messaggio inviato dalla presidente della Camera Laura Boldrini – che spesso viene dai giovani cronisti precari, disposti a rischiare pur di dar notizie dall’alto valore civile ma dal bassissimo, iniquo compenso economico”.

Anche il presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Umbria Dante Ciliani ha denunciato “il momento difficile e brutto del precariato” che rischia di diventare una forma di ricatto per i giovani cronisti. “Ricordiamoci – ha aggiunto – che è un dovere della società garantire anche la serenità economica per chi svolge un lavoro così importante e delicato come quello del giornalista”.

Francesco Alfano, figlio di un giornalista ucciso in Sicilia dalla mafia, si è rivolto in particolare agli studenti. “Scusateci – ha detto – se vi lasciamo un futuro pessimo. Sta a voi raddrizzare la barra verso la legalità. Non accettando compromessi e favori per non mettere la vostra vita nelle mani degli altri”.

La manifestazione di Perugia era organizzata dall’Unione nazionale cronisti, insieme all’Ordine regionale dei giornalisti, all’Associazione stampa umbra ed all’associazione “Libera contro le mafie”. Il presidente della Provincia, Marco Vinicio Guasticchi, ha ringraziato gli organizzatori per avere scelto Perugia per un evento così significativo. Per l’Unione cronisti sono intervenuti il presidente nazionale Guido Columba, il consigliere nazionale Luca Fiorucci e Leone Zingales, responsabile della Giornata della memoria.

Marta Cicci, presidente dell’Associazione stampa umbra, ha detto che appuntamenti come questi servono per mantenere viva la memoria dei giornalisti uccisi ma anche e soprattutto per far crescere la volonta del cambiamento. L’incontro è stato concluso dal segretario e dal presidente della Fnsi, rispettivamente Franco Siddi e Giovanni Rossi, e dal segretario nazionale dell’Ordine dei giornalisti Giancarlo Ghirra.

AUTORE: Enzo Ferrini