Gioco d’azzardo. Dal 2008 tutti i consumi sono calati, tranne quelli per il gioco

“Vincere facile, subito e spesso” può essere lo slogan di un vero e proprio “progetto industriale” per fare soldi con il gioco d’azzardo. Soldi che escono dalle tasche di uomini e donne di tutte le età, dagli anziani agli adolescenti, e vanno ad alimentare la filiera dell’industria legale che lo gestisce con la benedizione dello Stato, nelle cui casse entra appena il 10 per cento di quel fiume di denaro inghiottito da slot machine e lotterie istantanee.

Il progetto industriale del “vincere facile, subito e spesso”

Ai tempi del Totocalcio e della Lotteria di capodanno in tanti spendevano qualche biglietto da mille lire, e solo qualcuno vinceva milioni che potevano veramente cambiare la vita. Con il nuovo “progetto industriale” del “vincere facile, subito e spesso” le vincite milionarie sono sempre poche, ma tutti possono vincere qualcosa. Solo che questi “tutti” sono sempre di più e, incentivati dalle microvincite in tempo reale (non si deve aspettare l’estrazione del biglietto fortunato o l’esito della partita di calcio), giocano e rigiocano compulsivamente, spendendo più di quanto hanno vinto.

Non ci guadagna neanche lo Stato, per i costi sociali di persone e famiglie rovinate dal gioco, e per le spese della sanità pubblica contro quella che è una vera e propria malattia, il gioco d’azzardo patologico, con numeri in costante crescita. Alla fine, dunque, a guadagnarci sono soprattutto la decina di “concessionari che gestiscono la rete telematica per il gioco lecito” (la definizione è nel sito dell’Agenzia dogane monopoli).

Concessionari il cui “progetto industriale”, permesso e supportato dallo Stato, amplia costantemente la platea dei giocatori. Aumenta infatti in modo costante e continuo il volume della spesa degli italiani – umbri compresi – per il cosiddetto “gioco lecito”.

I dati dei consumi per il gioco

Nel 2000 si spendevano in Italia in lire l’equivalente di 12 miliardi di euro. Nel 2017 si era arrivati a 102 miliardi e le previsioni per il 2018 – ha detto sabato scorso in un incontro con i giornalisti il prof. Maurizio Fiasco, sociologo, presidente dell’Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio – sono di una ulteriore crescita del 3 o 4 per cento. Ci sono poi tanti altri miliardi che alimentano il gioco d’azzardo illegale e quelli di giochi on-line che sfuggono alle statistiche ufficiali.

Negli anni della crisi dopo il 2008 tutti i consumi degli italiani sono calati, tranne i soldi spesi per il gioco. Una crisi economica che forse ha anche favorito quella che il prof. Fiasco ha definito “la ricerca di una gratificazione nella vincita, senza però mai arrivare alla soddisfazione. Come nell’alcolismo”.

Una vera e propria malattia

Un meccanismo psicologico alimentato da quel “progetto industriale” (lo ha definito così il prof. Fiasco) che sta funzionando bene, grazie anche a un’operazione di marketing molto forte rivolta non solo ai “consumatori” ma anche ai “decisori”, cioè politici e organi dello Stato. Tanto che ha spiegato – anche nelle norme che regolano il settore non compare mai la parola “azzardo” ma si parla di “giochi di abilità a distanza” o di “apparecchi da intrattenimento”.

Una malattia come la dipendenza da alcol e droga. Così, in 20 anni, sono nati in Italia 47 nuovi tipi di giochi “leciti”. Nell’ultimo Salone della pubblica amministrazione svoltasi a Roma, la società Lottomatica ha presentato un progetto per un gratta e vinci digitale. Dunque non solo tagliandi che si possono acquistare dal tabaccaio o dal giornalaio, ma direttamente sul telefonino. Tutto più facile.

Lo Stato ha disposto l’anno scorso la riduzione del 30 per cento delle cosiddette “macchinette mangiasoldi”. Sono però rimaste quelle digitali, che permettono giocate più veloci per cui alla fine il “fatturato” è lo stesso. Sono state introdotte anche sale gioco “certificate”. L’ambiente lo ha descritto il prof. Fiasco: postazioni luminose nella penombra, musiche con frequenze studiate per incidere sul sistema nervoso, odori sensoriali. Per stordire, far perdere la cognizione del tempo e dello spazio.

L’Umbria sta lavorando molto per la prevenzione contro l’azzardo: i dati forniti dalla referente regionale per il settore Angela Bravi sono disponibili sull’edizione digitale de La Voce, basta registrarsi.

Enzo Ferrini