“Garanzia Giovani” nei primi due anni ha già offerto in Umbria “un’occasione di lavoro a 4.000 disoccupati”. Occasione di lavoro, come si legge nel report del marzo scorso dedicato all’attuazione di questo programma promosso dall’Unione europea, che non significa dunque “posto fisso” ma possibilità di formazione professionale, tirocini ed altre esperienze per aiutare i giovani tra 15 e 29 anni ad entrare nel mondo del lavoro. Una notizia positiva in uno scenario nazionale dove la disoccupazione giovanile è di circa il 40 per cento ed in quello dell’Umbria dove negli ultimi tre anni 9.000 under-quaranta – secondo l’Istat – hanno lasciato la nostra regione per cercare un lavoro.
Per i due milioni di giovani che pur essendo disoccupati non vanno a scuola e non partecipano a progetti di formazione per trovare un qualche impiego nel 2014 è nato anche in Italia il programma Garanzia Giovani. Le 4.000 “occasioni di lavoro” offerte in Umbria fino alla fine del febbraio scorso per 706 giovani sono diventate contratto a tempo indeterminato, per 711 un contratto di apprendistato e ad altri 504 hanno consentito di lavorare per più di 6 mesi con un contatto a termine. Tra fondi europei, dello Stato e della Regione in Umbria sono stati spesi sinora circa 30 milioni di euro. Adesso questi fondi si stanno esaurendo e la Regione si sta dando da fare per il reperimento di altri 20 milioni di euro per il biennio 2016-17.
A livello nazionale non mancano polemiche sugli effettivi risultati di Garanzia Giovani e c’è chi parla di flop citando un rapporto del Isfol (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori) secondo il quale circa un milione di giovani si sono iscritti al programma ma solo poco più di 30.000 hanno trovato un lavoro. Quindi – rilevano i critici del programma – ogni contratto costerebbe 36.000 euro. Questo perché gran parte dei soldi arrivati dall’Europa si disperdono in sprechi e costi burocratici. “È certo – ha dichiarato recentemente Fabio Paparelli, vicepresidente della Regione ed assessore al lavoro e formazione – che un programma di politiche attive come Garanzia Giovani non può da solo risolvere il problema della disoccupazione ed in particolare di quella giovanile”. Paolo Sereni è il responsabile per la Regione della programmazione delle politiche di Garanzia Giovani. Anche lui ammette che per favorire la ripresa economica ed occupazionale occorrono anche altri interventi e che solo con Garanzia Giovani non si creano nuovi posti di lavoro. “Però – sottolinea – la formazione e la qualificazione professionale, il tirocinio ed il sostegno all’autoimprenditorialità sono un sicuro incentivo per l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro”. Come dimostrano i numeri di Garanzia Giovani in Umbria che è una delle Regioni dove l’attuazione di questo programma sta ottenendo i migliori risultati a livello nazionale.
Ad oggi – spiega Paolo Sereni – sul portale www.garanziagiovani.regione.umbria.it si sono registrate 27.000 persone ma gli iscritti in regola sono solo 17.500. Il programma è nazionale e quindi le iscrizioni sono aperte a tutti i cittadini italiani. Sono stati infatti circa 9.000 i giovani che hanno rinunciato, magari perchè nel frattempo hanno optato per altre Regioni, o che non avevano i requisiti richiesti. Dei 17.500 regolarmente iscritti in Umbria circa 14.500 hanno avuto il prescritto colloquio con gli operatori dei centri per l’impiego che gli hanno illustrato le opportunità offerte dal programma per la realizzazione di un progetto professionale personalizzato. Dopo il colloquio viene firmato un patto di attivazione con il quale si è formalmente inseriti nel programma Garanzia Giovani.
Cgil: tante difficoltà ma esperienza positiva. Servono risorse certe
“Garanzia giovani ci avvicina ai modelli di servizi per l’impiego degli stati del Nord Europa e mette in contatto i giovani con il mondo del lavoro”: Giuliana Renelli, segretaria regionale della Cgil Umbria, esprime un giudizio nel complesso positivo sul programma e su come viene attuato in Umbria ma sottolinea la necessità di disporre di nuove risorse certe perchè in questo momento i fondi si stanno esaurendo ed alcune richieste di partecipazione restano sospese. Il programma – spiega – è nato in un momento sbagliato, con tante aziende che chiudevano e tanta gente che perdeva il lavoro mentre Garanzia giovani certo non rispondeva a questi problemi. Per cui è stato difficile anche per i sindacati seguire in modo adeguato la programmazione e l’attuazione di uno strumento nuovo. Il rodaggio – continua – è stato lungo ma in Umbria certi errori sono serviti per mettere a punto misure che ora producono risultati ancora da quantificare ma sicuramente positivi. Tra i problemi c’è stato – e non è ancora del tutto risolto – quello del ritardo nei pagamenti. In certi casi i tirocinanti hanno aspettato anche quattro o più mesi. Ci sono stati poi momenti di un vero e proprio blocco nei pagamenti. Positivo il giudizio del sindacato sui provvedimenti della Regione per contrastare un uso non corretto dei tirocini da parte dei datori di lavoro e sugli incentivi per favovorire contratti lavorativi per gli iscritti a Garanzia Giovani. La segretaria della Cgil ritiene invece che in Umbria non sia stata promossa adeguatamente l’autoimprenditorialità, la misura più importante per creare lavoro. “Occorrono provvedimenti che aiutino di più i giovani – ha detto – a vincere la paura di intraprendere strade nuove senza un paracadute”.
La storia: “Il calzolaio matto” di Spoleto
E’ uno dei 50 giovani che in Umbria grazie a Garanzia Giovani sono diventati imprenditori. È Diego Damiani, di 26 anni, che a Spoleto ha aperto la bottega artigiana con insegna “Il calzolaio matto”. Ripara scarpe, borse, pelletteria e fornisce anche copie delle chiavi. Della sua esperienza autoimprenditoriale si sono occupati anche i telegiornali. “Ero senza lavoro – ha raccontato – e mi sono iscritto al progetto Garanzia Giovani. Mi piacciono le cose manuali, non so stare seduto davanti al computer”. Ha frequentato un corso di riparazione delle calzature e poi ha aperto la sua bottega. “Mi sono messo a testa bassa a lavorare – ha detto – certo le difficoltà ci sono ma per adesso va”. In bocca al lupo al “Calzolaio matto” di Spoleto.