Affari di famiglia, una commedia nera in tre atti è il nuovo lavoro cinematografico del famoso regista Stefano Alleva. Gli attori non sono i volti noti della televisione con cui è abituato a lavorare, ma i ragazzi della comunità terapeutica di Camposalese del Centro di solidarietà “Don Guerrino Rota” di Spoleto, insieme agli operatori e alla direttrice Alessandra Fontana. Nessuno è attore professionista, nessuno lo fa per carriera. Lo fanno solo per scoprire i talenti, offuscati per troppo tempo dalla dipendenza da sostanze stupefacenti. Una sorta di riscatto esistenziale. Un modo per dire alla società: “ci siamo anche noi, non siamo da buttare”.
La trama del film – che all’inizio doveva essere un cortometraggio, poi si è trasformato in lungometraggio – è stata scritta da uno di loro. Non è un autore cinematografico, ma un uomo di Foligno di 41 anni che sta compiendo il percorso di uscita dalla tossicodipendenza. Fin da bambino aveva la passione della scrittura. Adesso, dopo essere caduto nel vortice della droga, ha liberato la sua fantasia, la sua genialità. Genialità che ha trovato concretezza nell’esperienza e nella bravura di Stefano Alleva e di sua moglie Eva. Alcuni professionisti umbri dello spettacolo hanno condiviso questo progetto. Un film vero, dunque. Anche con un direttore di fotografia di richiamo: Franco Lecca, direttore delle foto nella serie televisiva Il commissario Montalbano e Pinocchio. Pure lui è giunto a Spoleto gratis.
Il film è una pura finzione. Racconta di cinque cugini che, per varie ragioni, hanno esistenze disastrate. Vengono messi di fronte alla realtà quotidiana dalla morte della zia e dalla lettura del testamento. La signora non ha lasciato nulla ai nipoti. Da qui partono una serie di avventure, divertenti, articolate e complesse. Come in tutti i film che si rispettino ci sono i colpi di scena e il finale a sorpresa. Le riprese del film sono iniziate lo scorso mese di ottobre nella struttura di Camposalese. Si sta per procedere al montaggio delle scene. Il progetto, è bene sottolinearlo, è a costo zero, addirittura in rimessa. Il montaggio viene fatto da Alleva con l’aiuto di Daniele Bartoli e dei ragazzi. Verranno arrangiate e composte da artisti umbri musiche originali.
Questo lungometraggio vuole essere solo un piccolo contributo a tutte le altre attività prioritarie e fondamentali del programma terapeutico. Ha, comunque, creato maggiore unità tra i ragazzi e grande senso di responsabilità. Soddisfatto Stefano Alleva. “È un’esperienza travolgente – dice. – Questi ragazzi sono eccezionali, si sono messi in gioco. Assisto ogni giorno ad un eroismo da parte di queste persone, perché scegliere di fare un percorso di recupero dalla tossicodipendenza non è facile. Però, hanno messo nel progetto energia, serietà e dedizione. I ragazzi hanno anche dovuto fare uno sforzo ulteriore per il film: nella comunità, infatti, hanno dei compiti ben precisi che devono portare avanti. Durante le riprese non hanno mai abbandonato nessun servizio. Pur di essere pronti in scena, o dietro la telecamera, si sostituivano nei compiti comunitari. Certo, alcuni hanno delle lacune come attori, non hanno esperienza. Ma posso dire che nel girare le scene hanno dimostrato la stessa professionalità degli attori di mestiere. Forse anche di più”.