Posti di lavoro persi oppure a rischio, vertenze complicate da risolvere, vertici locali e nazionali: il sistema industriale umbro sembra attraversare problemi di varia natura. Forse non siamo ancora all’emergenza, ma la preoccupazione si manifesta in più occasioni e un po’ a macchia di leopardo in tutto il territorio regionale. La vertenza, più importante ma al tempo stesso contraddittoria nel suo corso, riguarda le Officine grandi riparazioni di Foligno (ora il nome è cambiato in Ocm) in cui lavorano circa 600 addetti. Il nodo da sciogliere è la sostituzione dei lavoratori, un centinaio, che andranno in pensione a dicembre. Senza una loro sostituzione, l’impianto non sarebbe più produttivo e quindi il futuro diventa segnato. Il quadro, dopo uno sciopero compatto che ha seguito una lunghissima giornata di trattative tra Trenitalia e i sindacati, dopo tante incomprensioni, non è chiaro, perché la vertenza ferrovie si gioca a livello nazionale, nella trattativa tra Governo e Trenitalia, per i grandi problemi che attraversa il comparto (con la necessità di destinare risorse innanzitutto per far sopravvivere l’azienda). Certo, se a livello nazionale si decide di privilegiare il trasporto ferroviario e il sito di Foligno, descritto come ‘strategico’, non lavora a pieno regime, perché le riparazioni vengono inviate a privati ad un costo superiore, si capisce la perplessità dei sindacati di fronte alla situazione. Ma a Foligno non c’è solo il problema delle ex Ogr: la situazione della Spigadoro è ben più pesante. La direzione aziendale del pastificio ha chiesto la mobilità per 26 lavoratori su un totale di 63 dipendenti. Si tratta, dopo lo sciopero, ma non si intravvede un futuro positivo. Per l’ex pastificio Federici di Amelia è in corso l’asta per la vendita degli immobili. A Spoleto l’oleificio Venturi ha chiuso da poco la sua attività con il licenziamento di 30 operai, di cui 22 hanno ottenuto il sussidio per la mobilità, mentre la Mazzoni, nel settore delle telecomunicazioni, che ha perso un appalto con la Telecom, ha manifestato l’intenzione di licenziare 30 operai. In questo caso sono in corso trattative con un nuovo soggetto che potrebbe subentrare all’azienda in crisi. A Perugia ha chiuso Coin, marchio dell’abbigliamento di qualità. E per 30 dipendenti non ci sarebbe nemmeno la possibilità di contare sulla cassa integrazione. Sempre nel settore abbigliamento, a Bastia la situazione dell’occupazione per le confezioni Trilly è appesa alla possibilità dell’ingresso di un imprenditore. In questo periodo è sotto gli occhi di tutti la vertenza dello stabilimento della Nuova Terni industrie chimiche di Nera Montoro, con il blocco delle merci in entrata e uscita, per il futuro poco incoraggiante dell’azienda controllata dalla multinazionale Yara. La questione si sposta a Roma nell’ambito delle vertenze per la chimica. In questo panorama si manifesta nervosismo da parte dei sindacati anche all’Ast di Terni, nonostante l’azienda raggiunga successi di rilievo. In ballo c’è una gestione del personale dai vari siti del gruppo, anche da Torino verso Terni, che non sarebbe concordato con le organizzazioni sindacali. Insomma, la situazione complessiva pare poco incoraggiante.
Fucine di disoccupati
ECONOMIA. Tante aziende umbre in crisi profonda
AUTORE:
E. Q.