Una sensazione di straordinaria “freschezza teologica” (sit venia verbi) m’ha invaso da quando ho preso in mano la tesi dottorale di don Luca Lepri su La Chiesa Mistero in Henri de Lubac. Devo rivisitarla dal punto di vista della lingua, perché Luca scrive bene, e tuttavia si potrebbe scrivere meglio; ma sono i contenuti che, leggendola, ti conquistano, o meglio ti riconquistano: perché furono anche mie, quelle ariose aperture, nel momento in cui, subito prima del Concilio, qualcuno prese ad aprire le finestre della Santa Madre Chiesa Cattolica, tra i violenti rimbrotti di Piolanti e Romeo, che al Laterano demonizzavano l’Istituto biblico e in segreto, con l’aiuto del caporale di riserva Francesco Spadafora, preparavano le fascine e la diavolina per il rogo di padre Agostino Bea. Ricordo che il mio primo libro di de Lubac (Le drame de l’humanisme athée) dovetti acquistarlo lontano dalla libreria dell’ateneo lateranense, da un vecchio libraio che abitava dalle parti di via dei Serpenti: “Me lo ricopra subito con la carte fiorata”, che non si veda di cosa si tratta. Quando il Concilio dette fondo alla sua autoriflessione sulla natura della Chiesa, l’ecclesiologia era centrata sul primato di Pietro. E lo Spirito santo? Quando non era in vacanza, dava una mano al Papa. Ai vescovi gli esiti di quella collaborazione sarebbero stati comunicati in un secondo tempo. Era la scia del Concilio Vaticano I; in quel clima presero campo nell’ecclesiologia le cosucce chiare ma scheletriche che sul tema della Chiesa ho citato nella mia ultima abat jour. Avrete notato come, in quel mio pallente elzeviro, la luce di solito fioca a volte si faceva violenta, un attimo, come un lampo; accadeva quando mi rendevo conto che, nel mio insegnamento al Regionale, al Laterano, e soprattutto alla Lumsa avevo sottaciuto troppe cose che, dall’alto dei cieli, potevano calibrare al punto giusto quell’antropologia dei poveri che mi stava (e mi sta) tanto a cuore. Questo perché in quel mondo di idee teologiche di ampio respiro, che vede don Luca muoversi con saggezza a leggerezza mirabili, la nuova ecclesiologia è strettamente legata alla pneumatologia (la dottrina sullo Spirito santo), al Verbo incarnato, al sacramento dell’eucaristia, a Maria di Nazareth. E tu capisci che solo brancolando nel buio di questi Sommi Misteri della Fede puoi aspirare alla luce di cui ha bisogno la tua antropologia se vuole ancora chiamarsi cristiana. Non è inutile balbettare su Dio, anzi, è la condizione necessaria per poi cantare sull’uomo, il suo destino eterno, lo spessore autentico delle sue quotidiane scelte apparentemente banali. Forse la scelta giusta è quella di Papa Giovanni che, quando si rese conto dell’enormità dei problemi che volevano mangiargli tutto il suo tempo, decise di “leggere lentamente” ogni giorno l’intero ufficio divino (ci voleva più di un ora), di partecipare ad un seconda messa dopo avere celebrato la sua, e di portare da 5 a 15 le poste del suo rosario quotidiano.
Freschezza teologica
AUTORE:
Angelo M. Fanucci