L’attenzione è concentrata su Francesco d’Assisi e la sua città, ma questo può diventare fuorviante perché egli ha avuto un passato, un presente e anche un futuro. Un passato ben testimoniato ad esempio dal ricco patrimonio monastico, con la sua spiritualità, monumenti e cultura, ma anche la sua famiglia di origine rappresentata dal mercante Pietro di Bernardone che fu padre non solo del più famoso Francesco, ma anche di Angelo il quale ebbe a sua volta figli e quindi una discendenza. Un presente rappresentato non solo dal vescovo Guido o da Chiara, ma soprattutto dai fratelli che dal 1208 circa cominciarono a condividerne la vita secondo la forma del santo Vangelo e divennero l’inizio dell’Ordine dei frati minori. Tra essi emergono alcuni come frate Egidio d’Assisi, frate Elia, frate Leone, ma anche Giovanni da Pian del Carpine o Tommaso da Celano. Un futuro che si propagò in diversi rivoli e continua ancora oggi.
Quindi la vicenda di frate Francesco non è solipsistica, e similmente anche la sua città visse e vive in un incrocio di strade di cui Assisi diventa punto di arrivo o di partenza, e a volte più semplicemente di passaggio. Allora non risulta strano che la vicenda francescana sia più ampia del territorio assisano, e che coinvolga in una crescente apertura la Valle spoletana, l’Umbria, l’Appennino umbro-marchigiano e l’intera Penisola italica, giusto per non andare con gli esempi oltre le Alpi o le coste del Mediterraneo.
Posti poco noti
Solo fermandosi all’attuale regione Umbria, molti sono i luoghi che vantano la presenza di ricordi o tradizioni legate a san Francesco, a cui – come detto – vanno aggiunti i posti che conservano testimonianze della presenza francescana lungo i secoli. Enumerarli tutti, o anche solo i più rappresentativi sarebbe lungo; forse la cosa migliore è menzionarne alcuni meno conosciuti, seppur di notevole importanza.
Partendo dal territorio di Norcia, ben rappresentativo dell’eredità monastica benedettina, nella Valnerina si conserva il lebbrosario di San Lazzaro in Valloncello, frequentato da Francesco stesso e luogo privilegiato per ricordare quanto lui stesso nel Testamento, scritto nel 1226 poco prima di morire, definì come il momento del suo cambiamento di vita: “Il Signore dette a me, frate Francesco, di incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi, e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da loro, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di animo e di corpo. E in seguito, stetti un poco e uscii dal secolo”. Un vero peccato lo stato di abbandono in cui è lasciato, e il richiamo di Papa Francesco alla misericordia sarebbe una bella occasione per fare un restauro almeno della piccola chiesa!
Continuando la strada ecco che si giunge sotto la cascata delle Marmore che non solo ricorda il Cantico di frate sole in cui l’Assisiate canta: “Laudato si’, mi’ Signore, per sor’acqua, la quale è multo utile et humile e preziosa e casta”, ma anche il film Fratello sole, sorella luna con cui Franco Zeffirelli nel 1972 portò sul grande schermo l’inizio della vicenda francescana. Una delle scene più rappresentative, ossia la permanenza di Francesco con i lebbrosi così come l’inizio della vita penitenziale di Chiara, sono ambientate proprio sotto lo scrosciare dell’acqua del Velino che casca nel Nera. Anche questo ormai è traccia del francescanesimo che, dopo essere stato raffigurato da grandi pittori come Giotto, Cimabue e altri ancora, nella modernità ha attirato l’attenzione dell’arte cinematografica che gli ha dedicato ormai oltre una decina di film.
Giunti nella terra di Terni, la memoria va alla predicazione semplice e coinvolgente dell’Assisiate – tesa a sradicare i vizi e annunciare le virtù -, che proprio in questa parte dell’Umbria meridionale affascinò alcuni i quali lo seguirono nella vita evangelica. Una volta giunti alla Porziuncola e inviati in Marocco, testimonieranno la loro affezione a Cristo fino a morire per esso: saranno i primi Frati minori uccisi per la fede, come testimonia il santuario antoniano dei Protomartiri francescani di Terni che ne conserva le reliquie. Ma la loro testimonianza di sangue – che colpì fortemente il canonico agostiniano Fernando da Lisbona, tanto che abbracciò la vita minoritica divenendo Antonio di Padova – fu solo la prima, a cui ne seguirono tante altre tra cui, per rimanere solo in Umbria, san Massimiliano Kolbe ucciso nel Lager di Auschwitz, e che nell’estate del 1918 trascorse alcune settimane ad Amelia. Prima di lui nel luglio del 1900 in Cina furono uccisi il vescovo francescano mons. Antonino Fantosati da Trevi assieme a Maria della Pace, suora Missionaria Francescana di Maria che crebbe a Bolsena, nella diocesi di Orvieto, entrambi canonizzati nel 2000 da Giovanni Paolo II.
Jacopone e Angela
Risalendo da Orte lungo la valle del Tevere, ecco il convento di Sant’Angelo di Pantanelli dove, secondo la tradizione, frate Jacopone da Todi compose diverse laudi tra cui la famosa Stabat Mater. Montegiove è il paese d’origine della beata Angelina dei Conti di Marsciano che, lasciata la sua famiglia, si trasferì a Foligno dove precedentemente non solo Francesco di Pietro di Bernardone avrebbe venduto stoffe e cavallo, ma sant’Angela divenne riferimento per un vero e proprio cenacolo, tanto che la sua esperienza mistica si diffuse ben presto ed esercitò un influsso spirituale incisivo, come nel Brabante.
La vicenda francescana della beata Angelina dei Conti da Marsciano la si coglie nel monastero di Sant’Anna di Foligno in cui, tra l’annessa casa-bottega dell’Alunno e i numerosi dipinti, si può vedere una bella raffigurazione di Maria con la sorella Marta dedita alla cucina, testimonianza di quell’alternanza di vita attiva e contemplativa che caratterizzò l’esperienza cristiana di Francesco d’Assisi e che fu recuperata dall’Osservanza minoritica che ebbe inizio proprio a Foligno con frate Paoluccio.
I luoghi e le testimonianze francescane di Spello, Assisi, Perugia e Gubbio sono abbastanza conosciute; non altrettanto forse la presenza a Città di Castello di santa Veronica Giuliani, rappresentante non solo della mistica cappuccina, ma anche di quel mondo spirituale tanto particolare quanto ricco che è quello dell’epoca barocca. E pensare che, secondo quanto scrisse più volte lei stessa nel voluminoso Diario, tutto cominciò mentre da piccola coglieva i fiori in giardino e le si presentò Gesù bambino dicendogli che lui era il fiore più bello: da quell’incontro ebbe origine un’affezione per il Signore che l’accompagnerà per tutta la vita.
Molti altri posti si potrebbero aggiungere, ma anche solo questi bastano a testimoniare che l’Umbria è una terra particolare segnata da san Benedetto e altri; da cui frate Francesco attinse, ma anche donò un’autentica testimonianza di vita secondo il Vangelo.