Quest’anno la festa del Perdono di Assisi arriva subito dopo l’elezione di fra Francesco Piloni a nuovo ministro provinciale dei Frati minori per Umbria e Sardegna. Ne approfittiamo per intervistarlo sulle sue linee programmatiche e, allo stesso tempo, sul valore del Perdono, atteggiamento così profondamente francescano.
Il Capitolo: cosa rappresenta questo momento per la vostra fraternità?
“Il Capitolo rappresenta un momento fondamentale della nostra fraternità francescana. È un momento in cui ci si riunisce, circa 50 frati, espressione di tutte le nostre realtà non solo dell’Umbria e Sardegna ma anche missionarie, e ci si ritrova per verificare il sessennio trascorso attraverso relazioni di verifica, di confronto, sulle nostre aree principali, la nostra identità carismatica di vita fraterna, la vita in Dio, anche la formazione iniziale e permanente delle nostre strutture economiche, ma soprattutto i nostri impegni nelle aree di evangelizzazione”.
Avreste dovuto celebrarlo prima?
“Abbiamo celebrato il Capitolo in un tempo decisamente particolare, tanto che a causa dell’emergenza coronavirus è stato rimandato di due mesi e mezzo, e questo tempo resta una grande sfida. Vogliamo – ed è stata una voce corale, forte – stare vicini alla gente, al popolo, in particolar modo alle famiglie e alle realtà che stanno maggiormente accusando il dolore. Abbiamo rinnovato il desiderio di prenderci cura degli altri come il buon samaritano, per esempio con le cappellanie del carcere, oltre alla cappellania del ‘Silvestrini’ a Perugia dove già operano i nostri frati, vicini al personale sanitario ma anche ai malati, e oltre alla realtà della ‘Papa Francesco’ che in Santa Maria degli Angeli già accoglie i poveri e gli emarginati. Il frate minore oggi può offrire una condivisione, una vicinanza e una compassione che ancora di più abbiamo ritrovato viva dentro le nostre scelte”.
Chi è fra Francesco Piloni
Fra Francesco Piloni è nato a Crema, in Lombardia, il 24 giugno 1969. Laureato in Psicologia clinica e di comunità, dopo il baccalaureato (laurea) in Teologia ha conseguito un master in Pastoral Counseling. Nel 2002 è stato ordinato sacerdote, e dallo stesso anno è impegnato nel servizio di responsabile del Servizio orientamento giovani (Sog), ovvero nell’accoglienza ed evangelizzazione delle migliaia di giovani che vengono ad Assisi per i corsi. Negli ultimi anni, dal 2015 in particolare, ha curato la formazione di sacerdoti e religiosi per quanto riguarda la pastorale vocazionale, attraverso l’istituzione di un master di Pastorale vocazionale. Fra Francesco, che succede a fra Claudio Durighetto, rimarrà in carica per i prossimi sei anni, affiancato dal vicario e dal nuovo “Definitorio” provinciale.
Alla celebrazione conclusiva del Capitolo, ha consegnato tre parole ai frati. Quali?
“Sono: gratitudine, insieme, Francesco e il francescanesimo. Gratitudine, ossia avere nei nostri occhi, nei nostri pensieri, nelle nostre parole ogni giorno parole di ringraziamento. È il piede giusto per entrare nella giornata, per entrare nei confronti, che possono essere anche scontri, ma che diventano incontro. La seconda parola è insieme, è ciò che Gesù dice nel Vangelo: ‘Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro’. È quella che Francesco di Assisi racconta come fraternità; è quella che oggi la Chiesa di Papa Francesco evidenzia come sinodalità, e che la teologia ha sempre chiamato comunione”.
E l’ultima parola è Francesco e il francescanesimo…
“Noi spesso ci soffermiamo su Francesco, sulla sua esperienza di uomo di Dio; in realtà, dopo di lui ci sono stati 800 anni di storia. Ecco, vorrei che davvero in questi sei anni recuperassimo in modo ancor più deciso la storia del francescanesimo per portare le sue intuizioni, il suo stile evangelico a contatto dell’umanità di oggi, che è alla ricerca, che ha una profonda sete esistenziale”.
Con la pandemia, molti fedeli si sono allontanati dalla fede, dalle celebrazioni e dai sacramenti, a cominciare proprio dalla riconciliazione…
“Oggi abbiamo un profondissimo desiderio di riconciliazione, di misericordia, di perdono. La Porziuncola è una chiesa che è sempre aperta, come il cuore di Dio, sempre aperto a donare misericordia. Allora penso che all’uomo di oggi l’annuncio di Francesco: ‘Voglio portarvi tutti in paradiso’ è l’annuncio che ogni persona desidera ascoltare: che la nostra vita non ha una data di scadenza. Quell’annuncio del paradiso è l’annuncio meraviglioso di ogni persona che vuole amare, perché tutto ciò che è fatto nell’amore non muore più. E noi abbiamo profondamente bisogno di questo, di sapere che ha un senso ogni gesto d’amore: se fatto dentro alla verità di un amore che vuole incontrare l’altro, non avrà mai fine”.
Un pensiero al Perdono del 2 agosto…
“Questo è il dono del Perdono, ossia che ogni errore, che ogni sbaglio non ha l’ultima parola. Tu non sei i tuoi errori, tu non sei i tuoi sbagli, tu sei chiamato alla vita, e non una vita che si conclude, ma eterna. Questa è la bellezza di Francesco, questo è quello che lui annuncia. E all’uomo di oggi, spaventato dalla morte, ricordare che la morte non ha l’ultima parola è la speranza che la Porziuncola dà ancora in questo 2020. Ha in sé un messaggio per tutti coloro che verranno alla Porziuncola in questi giorni, e che un giorno ritorneranno, o forse ci arriveranno adesso con i social, o alcuni con il desiderio. Perché chi c’è stato sa che lì è casa, è il cuore aperto di Dio”.