È scattata la regolarizzazione di alcuni immigrati già presenti in Italia ma senza documenti. Fino alla fine del mese, italiani e stranieri potranno regolarizzare fino a due badanti – dimostrando di avere persone da assistere in casa – e una collaboratrice familiare (o colf), ossia una domestica. La manovra di regolarizzazione messa in atto dal governo Berlusconi, forse l’ennesima maxi sanatoria da 500-600 mila stranieri, è iniziata fra mille dubbi. Ancora in questi giorni il ministro dell’Interno Maroni ha ribadito che non c’è un “tetto” al numero delle persone da regolarizzare. In Umbria, secondo la Caritas, ci si attende la presentazione di circa 5-6mila domande di emersione dall’irregolarità. “Da noi – racconta Stella Cerasa della Caritas di Perugia – arrivano perfino ad offrirci del denaro pur di trovare loro una famiglia italiana disposta ad assumerli come colf o badanti. Stranieri giunti in Italia da pochissimi giorni, che non parlano italiano, ci chiedono di aiutarli comunque: cosa che è, ovviamente, impossibile. Quelli che non sono riusciti a rientrare nell’ultimo decreto flussi, dove avevano fatto domanda magari come muratori, carpentieri o braccianti, adesso giocano il tutto per tutto proponendosi come colf o badanti, pur di non dover pagare un viaggio di ritorno a casa dai costi esorbitanti. C’è chi dovrebbe comprare un biglietto aereo per l’Ecuador o per la Nigeria…”. I rischi per gli extracomunitariIn realtà, lo straniero che non è rientrato nel decreto flussi e che ora tenta di “infilarsi” in questa regolarizzazione rischia grosso: da ottobre in poi scatteranno controlli ferrei – esattamente come vuole la Lega di Bossi – e chi tenta oggi di spacciarsi per colf o badante, oltre a non essere assunto e dunque non regolarizzato come tale, non avrà fatto altro che far emergere la propria irregolarità. Con inevitabile individuazione e seguente espulsione. “Questa regolarizzazione – commenta ancora Cerasa – sarà per molti artigiani e operai extracomunitari la via per finire dietro le sbarre”. Facile assumere, difficile mantenereInfine un altro dubbio: di questa regolarizzazione di colf potranno usufruire solo le famiglie italiane ricche, in quanto per effettuare l’assunzione di una colf occorre disporre di un reddito di almeno 20-25 mila euro all’anno, comunque doppio rispetto allo stipendio corrisposto al lavoratore. Qualcuno notava: solo le famiglie italiane benestanti e che pagano le tasse… tanto gli evasori disonesti continueranno a tenere anche i collaboratori domestici “in nero”. Il direttore del patronato Acli di Perugia, Massimiliano Assalve, invita gli italiani a verificare con cura l’effettiva possibilità, specie in questi tempi di crisi, di potersi effettivamente permettere il lusso di una collaboratrice domestica. “Stavolta – dice – fare domanda di assunzione è molto facile, poi però bisogna mantenere gli impegni presi. Per questo invito coloro che vorrebbero assumere qualcuno in casa a venire da noi e a fidarsi delle nostre proiezioni sull’effettiva capacità di mantenimento economico del lavoratore nel tempo”. Perché vengono regolarizzate solo colf e badanti, e i muratori no? Resta la domanda, a cui ancora il Governo non ha dato risposta (né sembra che intenda darne…) sul perché la regolarizzazione debba riguardare solo colf e badanti. Anche perché, ad esempio, le ditte edili italiane continuano ad aver estremo bisogno di manovali, muratori, carpentieri. Come l’agricoltura di braccianti. La scelta fatta però sembra chiara: questi lavori debbono rimanere “sommersi” perché all’economia italiana fa comodo così. In barba al rispetto della vita umana, ai diritti dei lavoratori, alle norme sulla sicurezza nei cantieri e così via. Sull’argomento in questione sia la Confederazione nazionale della piccola e media impresa (Cna), sia la Cisl hanno invitato il Governo a regolarizzare tutti i lavoratori. “È discriminatorio non pensare a quegli stranieri che fanno un altro mestiere”, spiega il responsabile del servizio immigrazione della Cna di Perugia, Fabiano Coletti. “Nella sola provincia di Perugia i lavoratori domestici rappresentano appena il 16 per cento del totale, mentre nel manifatturiero è del 19 e in edilizia del 20. Le aziende dell’Umbria cercano manodopera soprattutto nei settori della meccanica, del legno e dell’impiantistica”. “Rischiamo di far rimanere troppi stranieri nel pericoloso mondo del lavoro sommerso – spiega il segretario della Cisl Umbria, Claudio Ricciarelli -, di favorire la malavita che sfrutta gli irregolari per i propri traffici sporchi, e di recare danno alle nostre aziende virtuose, svantaggiate dalla concorrenza sleale di chi fa lavorare gli stranieri a bassi costi e senza pagare loro i contributi”.
Flusso (ir)regolare
IMMIGRATI. Cosa significa per l’Umbria la manovra Maroni
AUTORE:
Paolo Giovannelli