‘Fissa’, abbreviativo di ‘fissazione’. Dicesi fissazione l”ostinata ed esclusiva applicazione della mente su di un pensiero unico’. La prima delle due mie fisse, che fece la sua comparsa qualche mese fa, era di questo tipo. All’altezza del solstizio d’estate, una specie di tarlo prese a circolare nella mia annosa materia grigia, un interrogativo semi/angosciante: ‘Allora, in illo tempore, mi sono comportato da superficialone?’. Mi spiego. Allora, in illo tempore, poco meno di 30 anni fa. Allora, in illo tempore, tradussi in italiano la Vita Beati Ubaldi di Giordano di Città di Castello. Amabile lettore, sai bene che, nella mia Gubbio, quando si parla di sant’Ubaldo, il traffico mentale e mediatico s’intasa subito. Come (appunto) nel 1977, quando dal silenzio dei secoli riemerse quel testo del Canonico regolare tifernate; era sparito nei primi anni del 1500. Entrammo in fibrillazione di gruppo. Qualcosa del genere accade il giorno dei Ceri, quando, nell’imminenza della folle corsa del pomeriggio, la statua del Patrono entra dal basso in corso Garibaldi: mille mani si protendono ad afferrare un lembo del suo piviale. Prima o poi lo lasciamo in camice e stola, come uno di noi pretarelli che, in vista di una concelebrazione con il Vescovo (vestito da samurai) in borsa abbiamo solo l’essenziale. Il più grande studioso della storia ecclesiale di Gubbio, mons. Pio Cenci, insoddisfatto di quello che tutti da secoli leggevano nella Vita Sancti Ubaldi di Teobaldo, monaco e successore di sant’Ubaldo (per meno di tre anni, se Dio vuole!), ce l’aveva detto in tutte le salse: ‘Solo quando avremo recuperato la Vita Beati Ubaldi di Giordano sapremo chi era veramente sant’Ubaldo’. Ma nel 1979, in coda a quell’avventurato ritrovamento, l’incrocio fra fretta ed entusiasmo mi giocò un gran brutto tiro: commentando la Vita che avevo tradotto, ne colsi solo in minima parte la dirompente novità. Ma stavolta no. Stavolta ho passato l’estate dell’A.D. 2007 a rileggere comparativamente le due Vitae, la Sancti Ubaldi di Teobaldo e la Beati Ubaldi di Giordano. Reazioni: le più diverse; dall’irrefrenabile voglia di prendermi a schiaffi, alla commozione totale davanti all’umanissima santità attestata da Giordano, ai travasi di bile e alle silenziose urla notturne contro l’improntitudine di Teobaldo, che ha mutilato e minimizzato la figura di sant’Ubaldo come peggio non si poteva. Sì, allora, 30 anni or sono, mi sono comportato da superficialone. Non ho colto la grandezza tutta evangelica del Santo che il suo confratello, nel suo latino povero ma intenso, ha testimoniato. Oggi davanti agli occhi della mente e del cuore mi è cresciuta una figura gigantesca, nella sua assoluta fedeltà al Vangelo, nel culto della mitezza come unica strada per conquistarsi il cuore degli uomini. Una fedeltà pagata con una sequela incredibile di maltrattamenti da parte degli eugubini. Una fedeltà che ha saputo articolarsi in precise, contestatissime linee pastorali. Chapeau!
Fissa numero uno
AUTORE:
Angelo M. Fanucci