Dopo quindici anni di guida intelligente, generosa e tutta dedita al bene dei fedeli, con la nomina di mons. Mario Ceccobelli, mons. Pietro Bottaccioli passa la mano. Era salito sulla cattedra del Patrono sant’Ubaldo, quale 58’successore, il 16 maggio 1989; il suo episcopato è cessato, di fatto, il 23 dicembre 2004 quando il Papa ha chiamato a sostituirlo il Vicario della diocesi di Perugia, come avvenuto nel 1932 con mons. Beniamino Ubaldi (1932-1965). Pur nell’emozione del momento, nonostante la sua riservatezza, mons. Bottaccioli ha accettato di ripercorrere e ricordare i momenti più significativi del suo episcopato.Quali sono i sentimenti che prova in questo periodo? ‘Non posso nascondere un sentimento di nostalgia: sono figlio di questa Chiesa più che Vescovo. Sono contento che a succedermi sia stato chiamato mons. Mario Ceccobelli, sacerdote buono, umile e di gran cuore. Mi ha chiesto di continuare a lavorare con lui; ho accettato volentieri, con spirito di servizio’. Quali sono i ricordi più significativi di questi tre lustri? ‘Oltre ai rapporti sempre sereni con le istituzioni civili, mi vengono in mentre le tre visite pastorali che mi hanno consentito di avvicinare tante famiglie di Gubbio, Umbertide, Cantiano, Scheggia e Costacciaro, di condividere con loro preoccupazioni e speranze, di stare vicino alle persone sole ed agli ammalati. Gli uni e gli altri li ho tenuti sempre presenti. Mi viene in mente la solidarietà agli operai della vecchia Sirci impegnati ad evitare la chiusura della fabbrica e la perdita del posto di lavoro. Con la penna che mi hanno regalato, ho firmato i decreti del Sinodo, evento eccezionale, altra pietra fondamentale per la Chiesa. Ha coinvolto duecento persone ed è stato un momento di intensa comunione. Una eredità da portare avanti. Altro momento forte sono state le celebrazioni per l’ottavo centenario della traslazione di sant’Ubaldo (1994), giornate intense per partecipazione e devozione’. La Cattedrale è stata rilanciata come riferimento dell’intera diocesi? ‘È vero e questa è stata una mia scelta portata avanti con decisione una volta completati i lavori di restauro e consolidamento (1992-94) che hanno consentito di valorizzarla in tutta la sua bellezza. Importante anche la costruzione dell’ascensore, che sale da via XX Settembre agli orti del Duomo ed il cui finanziamento sui fondi giubilari per le opere fuori dal Lazio è stato recuperato all’ultimo tuffo. Con la cattedrale è stato possibile organizzare anche il museo diocesano, altra realizzazione importante che conferma l’interesse per il patrimonio culturale della Chiesa. Collegato al museo anche l’Ufficio diocesano per i beni culturali, al momento impegnato in una vasta ed indispensabile opera di catalogazione’. È rimasta incompiuta, purtroppo, la Casa della Caritas, di cui pure è stata posta la prima pietra. ‘È vero, ma per tutta una serie di problemi burocratici che si stanno risolvendo. È una delle priorità che consegno al mio successore. A parte questo contrattempo, la Caritas ha lavorato con grande intensità; sono state aperte case di accoglienza gestite da famiglie ed è stata potenziata tutta l’attività assistenziale. Grande impulso è stato dato alle Missioni ed alle iniziative per sostenere quelle che operano in Perù e Bolivia, alle strutture per il mondo giovanile con l’oratorio di via Massarelli in prima linea. Quali le situazioni di difficoltà che ricorda? ‘Non sono mancati momenti in cui sono dovuto intervenire con forza, ma soltanto per camminare tutti insieme lungo la strada indicata dal Vangelo. Sono stato costretto a richiami decisi per il rispetto dovuto alla famiglia ed alla disciplina ecclesiastica; è bene sottolineare che la comunione si nutre anche di obbedienza’. Mons. Bottaccioli è molto sfumato; è chiaro comunque il riferimento al ‘registro delle coppie di fatto’ da parte del Comune.
‘Figlio e Vescovo di questa Chiesa’
Mons. Pietro Bottaccioli ripercorre i momenti più significativi del suo episcopato senza nascondere un velo di nostalgia nel momento in cui consegna il pastorale
AUTORE:
Giampiero Bedini