I due adolescenti di Spoleto con le loro “effusioni” hanno avuto il loro quarto d’ora di celebrità, loro malgrado. Tutti ne hanno scritto, unanime lo sgomento, fra pochi giorni tutto sarà dimenticato. In questa vicenda io sto con i due ragazzi. E ci sto non perché condivida quello che hanno fatto, non perché voglia scusarli né definire “ragazzata” il “consumare” un rapporto sessuale entro le mura di un’aula scolastica mentre si svolge regolare lezione e sotto gli occhi dei compagni. Ritengo che questo sia un fatto gravissimo ma, al contempo, so bene che non è per niente isolato: prodezze di questo tipo vengono sovente “consumate” nei bagni delle scuole o negli anfratti dell’edificio scolastico. La novità di Spoleto è che i due ragazzi sono stati scoperti e denunciati dagli stessi compagni, ma il resto è storia banalmente, tragicamente, usata. Non conosco i due adolescenti, non conosco le famiglie che, al solito, vengono definite “normali” dal preside dell’istituto. La mia riflessione inizia da questo fatto, ma non vuole giudicare nello specifico gli attori del dramma: voglio invece spiegare perché, quando accadono queste cose, io mi pongo dalla parte dei ragazzi e non mi straccio le vesti davanti alle loro intemperanze. Gli adolescenti sono incontinenti, lo sono sessualmente, perché prima di tutto lo sono emotivamente; non hanno dimestichezza con il desiderare, che in sé contiene l’idea di un progetto che si sviluppa nel tempo e che può costare fatica, sudore, perché avendo tutto e subito, sono abituati a parlare in termini di voglia che, di per sé, preme e chiede subito di essere soddisfatta. Non vengono educati a saper accogliere un rifiuto e ottengono, anche con la forza, quello che vogliono, come dimostra il fenomeno crescente degli stupri compiuti da adolescenti. Questi ragazzi non sono alieni, sono figli nostri. Nostri perché sono lo specchio di una generazione di adulti emotivamente, sentimentalmente, sessualmente incontinenti, che fa di ogni capriccio un diritto, che grida alla violenza sulle donne, mentre vive – anche commercialmente parlando – sullo sfruttamento del corpo della donna. Una donna consenziente a questo, in ultimo, nella misura in cui declama il corpo come strumento. Una generazione di adulti sconci e immaturi, che irride al pudore e alla castità: mi si spieghi allora perché questi ragazzi non dovrebbero sperimentare qualunque approccio sessuale negli stessi ambienti dove si insegna loro, invece che il linguaggio degli affetti, quello del “sesso sicuro”, ovvero come infilare “correttamente” un condom. Date certe premesse, bisogna avere il coraggio e l’onestà di accettarne le conseguenze, anche quando sono scomode.
Figli di genitori emotivamente e sessualmente immaturi
L’episodio dei due teenager di Spoleto mette sotto accusa non tanto le degenerazioni giovanili quanto i disvalori trasmessi dagli adulti
AUTORE:
Roberta Vinerba