l conto alla rovescia è già cominciato e la festa dei Ceri è sempre più al centro dell’attenzione della città, dei ceraioli e soprattutto delle istituzioni e di quanti sono coinvolti nell’organizzazione.
Quest’anno c’è un aspetto nuovo con il quale confrontarsi, quello della sicurezza genericamente intesa. Non perché nel passato sia stata trascurata, ma perché per la prima volta c’è da misurardsii con normative ben precise, con prescrizioni più stringenti richiamate da episodi e da un “clima” che impongono a tutti maggior vigilanza e grande attenzione. Così i festeggiamenti per la investitura del primo e secondo capitano (Francesco Rossi e Mauro Guardabassi), per la elezione dei capodieci, per le celebrazioni in onore di sant’Antonio (compresa l’investitura del capodieci Giovanni Vantaggi e la benedizione dei piccoli santantoniari), cui ha partecipato per la prima volta il vescovo Luciano Paolucci Bedini, si alternano con gli incontri del “tavolo dei Ceri”, presieduto dal sindaco Stirati.
È la sede dove si esaminano anche e soprattutto le soluzioni da adottare per risolvere e superare le “criticità” della manifestazione in rapporto alle prescrizioni in essere. L’impegno, confermato ai diversi livelli, è quello di garantire alla plurisecolare festa i ritmi consueti, pur in una cornice di sicurezza.
Si entra pian piano nei dettagli per far fronte ai punti deboli ormai ben presenti. Si incomincia dal muretto che delimita Piazza grande, “platea” dei momenti più coinvolgenti e spettacolari quali “alzata” e “birate”. La struttura di per sé è sicura, non lo è se usato come “tribuna”. Va evitato quindi che la gente vi salga sopra. Come? Potrebbe essere sufficiente una semplice vigilanza, ancorchè rafforzata, o più efficace piazzare sopra “dissuasori” già proposti in passato?
Come disciplinare poi l’accesso a Piazza grande, non tanto per contenerne il numero, quanto la compatibilità delle singole presenze e predisporre le vie di fuga? Spunta l’ipotesi di un prefiltraggio agli inizi delle vie Gattapone, Lucarelli, Mastro Giorgio.
Ancora: la “sala dell’arengo” del palazzo dei Consoli, da dove escono ceraioli, Ceri, barelle, Santi, brocche prima della “alzata”. L’ipotesi parrebbe quella di consentire l’ingresso soltanto a ceraioli e addetti ai lavori (campanari, personale, ecc.). Sotto questo profilo sarà fondamentale la collaborazione non solo delle “famiglie”, ma di tutti per tutelare un grandioso bene comune.