“La Chiesa da sempre – prima e dopo il 1861 -, educando le coscienze al senso del bene e del male, all’onestà e all’altruismo, ha contribuito efficacemente a formare gli italiani, continuando una lunga tradizione educativa e culturale e avviando opere di solidarietà e di promozione umana”: così si è espresso il rettore della Pontificia università lateranense di Roma, mons. Enrico dal Covolo, nel discorso introduttivo al convegno “Le radici cristiane dell’Italia unita”, promosso il 30 novembre in occasione dell’esposizione di libri antichi e moderni della biblioteca Beato Pio IX per il 150° dell’Unità d’Italia. “In particolare – ha sottolineato – non possiamo dimenticare il contributo decisivo offerto dai cosiddetti ‘santi sociali’ dell’Ottocento”. Citando un passaggio di un recente intervento del Papa, mons. dal Covolo ha aggiunto che “l’Unità d’Italia ha potuto avere luogo non come artificiosa costruzione politica d’identità diverse, ma come naturale sbocco politico di un’identità nazionale forte e radicata, sussistente da tempo, al cui modellamento il cristianesimo e la Chiesa hanno dato un contributo fondamentale”. “L’Italia ha bisogno dei cattolici, anzi non può farne a meno. Il percorso unitario, non a caso, ha sofferto quando non ha potuto valersi del loro contributo, nei primi decenni della sua storia”, ha poi ricordato mons. Cosimo Semeraro, segretario del Pontificio comitato di scienze storiche. “L’Italia – ha proseguito – ha conosciuto una delle sue stagioni più costruttive quando i cattolici sono stati pienamente coinvolti, nei primi decenni del secondo dopoguerra. Negli ultimi anni, invece, questo rapporto Italia-cattolici è apparso nuovamente più problematico. E non sono stati, come possiamo ben constatare, anni particolarmente felici”. Lo storico ha anche affermato che “un popolo è meno disancorato quando può disporre di radici profonde e avere alle spalle generazioni segnate dalla fede. Specialmente nel campo educativo un popolo siffatto conosce un processo più lento di fronte all’inquinamento dei valori”. Mons. Semeraro ha quindi fatto un cenno di attualità: “Il fatto che uomini come Andrea Riccardi e Lorenzo Ornaghi vengano chiamati oggi a far parte di un governo di emergenza, la dice lunga sul frutto delle radici cristiane in Italia”.
“Senza il cristianesimo questa Europa non sarebbe esistita” secondo il filosofo Dario Antiseri, intervenuto sul tema “Il cattolicesimo liberale nell’epoca del Risorgimento”. “La Grecia – ha evidenziato Antiseri – ha dato all’Europa l’idea di razionalità, ma non ha ‘passato’ i suoi dèi. Invece il cristianesimo ha passato l’idea che un conto è Dio e un altro è lo Stato e le sue istituzioni. Quest’ultimo non deve essere adorato, ma semmai dal cristianesimo è venuto il dovere di ‘giudicare’ lo Stato e il suo rispetto della libertà e della dignità di ogni essere umano. I cattolici liberali dell’Ottocento per lo più erano ‘federalisti’ – ha aggiunto – e condividevano un’idea di persona libera e responsabile, assegnando allo Stato il compito di servire le necessità collettive”. Il “governo cristiano” ipotizzato da alcuni di loro “consisteva nel decentrare con l’arte del ‘lasciar fare’, il contrario dello Stato centralizzato che invece vuole fare tutto. Il liberalismo è un legittimo ‘figlio spirituale’ del cristianesimo, in quanto sa che ogni potere che non è controllato da alcuni contrappesi prima o poi degenera in totalitarismo. Pensatori come Croce, Salvemini e Popper, pur non credenti, riconoscono che valori occidentali come uguaglianza, libertà, giustizia li dobbiamo al cristianesimo”. Riferendosi all’attualità, anche Antiseri ha fatto una riflessione: “I politici cattolici, nella diaspora a partire dal 1994, si è visto che nei vari partiti non contano niente. Oggi succede che per un cane puoi detrarre 360 euro dai tuoi redditi, mentre per un figlio solo 150. Per non parlare dell’incapacità di difendere la scuola libera, per lo più cattolica. Dobbiamo seguitare a essere una presenza nella diaspora – si è chiesto – o pensare a un partito di cattolici liberali? Perché Sturzo e De Gasperi un partito lo hanno fatto…”.