di Francesco Bonini
Lo ha detto anche il Papa il giorno dell’Immacolata, nella preghiera a Maria: “Aiuta questa città a sviluppare gli ‘anticorpi’ contro alcuni virus dei nostri tempi”. L’immagine è molto efficace. Parlava come Vescovo di Roma, ma, come sappiamo, tanto più oggi nell’Era della globalizzazione, i virus non conoscono frontiere. Tanto più quelli che corrono sui registri delle idee, dell’etica, della cultura. Dopo averli elencati, Papa Francesco conclude con semplicità e chiarezza che i virus contemporanei possono validamente essere combattuti “con gli anticorpi che vengono dal Vangelo”. Come si possa proporre e percorrere, laicamente, ovvero fuori da vincoli confessionali, questa strada, è di fatto il grande tema di questi anni, in Italia e in Europa; e anche una delle sfide più grandi che si è assunto Francesco, innovando, aggiornando l’agenda e i riferimenti, e soprattutto invitando a parlare con chiarezza e franchezza.
In Italia il virus più virulento (il bisticcio è voluto per sottolineare il passaggio) è quello dell’ignoranza, che porta con sé due compari altrettanto pericolosi e invadenti: la violenza e la menzogna. Ne vediamo ogni giorno i frutti, nella vita quotidiana come nell’attualità politica. Sono virus tanto più insidiosi e perniciosi perché si instillano a piccole dosi e sono veicolati spesso dalla retorica, dal pensiero dominante, ovvero dai suoi esiti elitistici e nichilistici. In buona sostanza, non se ne parla, ovvero la retorica dominante non ha interesse a parlarne, e allora possono agire indisturbati, profittare di un brodo di coltura che li corrobora. Ovviamente a questi virus che si propagano sul registro delle idee, dell’etica e della cultura, i più esposti sono i più piccoli, i più poveri, quegli emarginati che il sistema contemporaneo tende a moltiplicare. Lo vediamo molto bene a proposito delle indecorose gazzarre a sfondo fascista delle ultime settimane, su cui è giusto intervenire con grande fermezza – ma all’interno di un quadro coerente; che non può che essere anche un esame di coscienza, che guardi alle cause di questi fenomeni.
C’è un’emergenza ignoranza che non si può risolvere scaricandola sulle inadempienze di un sistema scolastico e formativo soggetto da decenni alle più varie intrusioni, a una sistematica delegittimazione, senza un adeguato piano di investimenti in risorse umane e strutturali. Le gazzarre fasciste in giro per l’Italia ricordano che il fascismo vero, quello di un secolo fa – che non può certamente ritornare come tale – si era nutrito proprio di questo. Servono, dunque, anticorpi. Ma siamo in grado di produrli? E poi, di diffonderli in modo che agiscano con efficacia?
Rispondere a questi interrogativi forti non è facile, comporta che ciascuno, a partire dalle élite, si assuma le proprie responsabilità. Ma se non cominciamo a dire le cose con franchezza e così sviluppare un vero dibattito civile, ci limiteremo, come sempre, alla pur sacrosanta indignazione del momento, che non impedisce ai processi di svilupparsi, mentre ciascuna parte si limita a tutelare i propri interessi, a partire da quelli elettorali.