Vivevano ad Al-Qariatin, un paesino non molto distante da Homs. Una famiglia come tante: lui riparava macchinette del caffè, lei lavorava come infermiera in ospedale, e i loro due bambini andavano a scuola. Poi, la guerra: nel 2012 sono arrivati i primi gruppi estremisti musulmani, ma l’esercito ha ripristinato la tranquillità nel giro di poco.
La sera del 5 agosto 2015 rimane indelebile nella memoria di questa famiglia. È il giorno in cui hanno bombardato la loro piccola cittadina, il giorno in cui l’Isis, chiamato da loro “Daesh”, si è impossessato della loro terra. “Durante quella notte abbiamo sentito ogni tipo di esplosivo” ricorda lei. La mattina dopo sono scappati verso Homs e si sono stabiliti in località Ferusa, dove sono stati accolti dalla comunità cristiana cattolica locale. Hanno ripreso così una vita quasi normale, se non per la paura di non tornare a casa quando la mattina uscivano per andare al lavoro.
Un giorno lui è andato a rinnovare la patentee gli hanno detto di presentarsi peressere reclutato dall’esercito siriano, nonostante avesse già più di 42 anni e avesse già terminato il servizio. Grazie ad un impiegato cristiano, è riuscito a scappare in Libano da alcuni amici. Poco dopolei lo ha raggiunto con i bambini. A Beirut hanno incontrato un sacerdote vicino alla comunità di Sant’Egidio che li ha inseriti nelle liste dei corridoi umanitari.
Lo scorso 29 maggio finalmente la famiglia è arrivata in Italia e la diocesi di Perugia – Città della Pieve li ha accolti. Oggi vivono in un appartamento del centro storico messo a disposizione gratuitamente dalla comunità Magnificat.
Per sostenere la loro nuova vita italiana, il direttore della Caritas di Perugia Giancarlo Pecetti ha creato un gruppo di sette volontari che insieme a lui si occupano di aiutarli nelle varie esigenze quotidiane. “C’è una persona che insegna italiano, una che cerca lavoro per i genitori, un’altra fa in modo che sia tutto a posto con i documenti. E ancora, c’è da pensare alle attività sportive dei bambini e alla sfera medico sanitaria”.
Pensate mai di tornare a casa un giorno? “Il nostro Paese non ci offre protezione, non ci sono più regole e la vita umana vale zero. Tornare dove? Ora vogliamo solo dimenticare e ricominciare, grazie all’Italia”.
Per la diocesi di Perugia si tratta della seconda esperienza di questo tipo: già nel 2016 infatti è stata “adottata” un’altra famiglia siriana che ancora oggi vive nella parrocchia di Santa Maria di Colle. “Per questa nuova famiglia ospite presso la nostra città, alcune aggregazioni laicali e movimenti si sono offerti di sostenere mensilmente genitori e bambini”.
Ad oggi versano contributi l’Azione cattolica, il Meic, il Cammino neocatecumenale, il MOvimento dei Focolari e la comunità Magnificat, ma la speranza è che sempre più gruppi o singoli si uniscano al progetto: “Confidiamo nella Provvidenza divina, che non ci ha mai abbandonato” dice Pecetti.
Il sostegno economico e d’integrazione andrà avanti per un anno, tempo durante il quale si spera che la famiglia possa rendersi autonoma. Per unirsi alle donazioni mensili si può effettuare un versamento con bonifico bancario (Iban: IT 28 S 05704 03000 000000071452), specificando nella causale: “Famiglia siriana 2”.
Valentina Russo