Mentre la vicenda Merloni, tra non poche polemiche, si avvia ad un finale agrodolce che apre a qualche speranza per almeno parte dei lavoratori cassintegrati da anni, giunge improvvisa, totalmente inattesa, la notizia della chiusura dello stabilimento Faber di Fossato di Fico, una notizia che ha gettato nello sconforto le famiglie degli attuali 190 operai attualmente impiegati nelle linee di produzione. Benché voci di una certa “difficoltà” dell’impresa, che fa parte del gruppo svizzero Franke, circolassero da tempo e la decisione dell’azienda di non rinnovare i contratti a tempo determinato e di avviare alcuni prepensionamenti fosse stata eloquente, la modalità con cui la dirigenza ha comunicato agli operai la decisione di chiudere lo stabilimento è parsa, ai sindacati, “inaccettabile”. Secondo Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uil-Uilm di Umbria e Marche, infatti, che erano stati convocati presso la sede della Confindustria di Perugia dalla Franke per discutere della crisi del gruppo svizzero – riunione disertata per protesta – il comunicato stampa relativo alla chiusura è stato diffuso senza avvertire in nessun modo sindacati e Rsu. Un fulmine a ciel sereno, insomma.
Le motivazioni della chiusura dello stabilimento umbro, secondo quanto rivelato dalla dirigenza della Franke, sono connesse con le attuali difficoltà dei mercati, che rendono necessaria una diminuzione dei costi e, quindi, della produzione: per realizzare ciò, è stato deciso di mantenere operativo solo lo stabilimento di Sassoferrato, che è il più grande, chiudendo quello di Fossato di Vico. Al che i sindacati ribattono giudicando “senza giustificazioni” questa drastica scelta e proclamando lo sciopero ad oltranza. Nubi nere si addensano, quindi, sulle famiglie dei 190 operai. Sbigottiti, si sono ritrovati già il giorno dopo la chiusura, davanti ai cancelli serrati: un lenzuolo sul quale una scritta domanda del destino dei lavoratori, sguardi persi nel vuoto, qualche racconto: a chi mancavano pochi anni per la pensione, chi lavorava alla Faber insieme alla moglie, con figli e mutuo da pagare… Più che rabbia, tanto scoramento. “Se solo qualcuno ce lo avesse comunicato, ce ne saremmo almeno fatta una ragione! Così non si fa!”. D’altra parte l’azienda tende la mano ai sindacati e si dichiara “disponibile ad individuare soluzioni equilibrate che possano attenuare l’impatto sociale della decisione assunta, anche attraverso l’utilizzo degli ammortizzatori sociali offerti dall’attuale quadro normativo”.