“Evangelizzatori con Spirito – spiega Papa Francesco – vuol dire evangelizzatori che si aprono senza paura all’azione dello Spirito santo. Egli infonde la forza per annunciare la novità del Vangelo con audacia (parresìa), a voce alta e in ogni tempo e luogo, anche controcorrente. Invochiamolo oggi, ben fondati sulla preghiera” (EG, 289).
Dopo averci parlato con particolare energia e chiarezza delle crisi attuali sia della società che della Chiesa con i suoi chiari e forti “no” e i suoi ripetuti “dà fastidio”; dopo averci esposto le sue idee sulla nuova evangelizzazione, oggi sempre più urgente e necessaria, con una catechesi “kerigmatica” e “mistagogica”, Papa Francesco nella sua esortazione apostolica, omnicomprensiva, parla a lungo anche degli evangelizzatori, chiamati a un incontro previo con l’amore di Gesù che salva. “Siate evangelizzatori con Spirito”, cioè “con una vita trasfigurata dalla presenza di Dio”, giacché, riprendendo un’espressione di Giovanni Paolo II, “l’entusiasmo nell’annunciare il Cristo deriva dalla convinzione di rispondere all’attesa – anche se inconscia – di singoli e di popoli, di conoscere la verità su Dio, sull’uomo, sulla via che porta alla liberazione dal peccato e dalla morte”. “La nostra tristezza infinita – dice Francesco – si cura soltanto con un infinito amore; e una persona che non è convinta, entusiasta, sicura, innamorata, non convince nessuno”. C’è bisogno perciò d’un grande amore non solo per lo Spirito di Dio, ma anche per la gente così com’è: “Gesù vuole che tocchiamo la miseria umana, la carne sofferente degli altri, che conosciamo quindi la forza della tenerezza”, per poter poi dare, come diceva l’apostolo Pietro, “ragione della nostra speranza, con dolcezza e rispetto” (1 Pietro 3,15). Ogni persona è degna della nostra dedizione, e “se riesco ad aiutare una sola persona a vivere meglio, questo è già sufficiente a giustificare il dono della mia vita”. D’altra parte, “la vita si rafforza donandola e si indebolisce nell’isolamento e nell’agio”.
Si potrebbero ricordare anche tante altri singolari affermazioni di Papa Bergoglio sugli evangelizzatori e sui Pastori in genere, espresse con arguzia già in apertura della sua esortazione: “Un evangelizzatore non dovrebbe avere costantemente una faccia da funerale!”. Anzi, riprendendo un’affermazione di Paolo VI, aggiunge: “Possa il mondo del nostro tempo ricevere la Buona Novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi, ma da ministri del Vangelo la cui vita irradi fervore, che abbiano essi per primi ricevuto la gioia del Cristo!” (EG, 10). Se questo non avviene, può capitare di incontrare cristiani, anche qualificati, “che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua!” (EG, 6).
Nella preghiera alla Vergine Maria “Stella della evangelizzazione” e “Nostra Signora della premura” (EG, 288), Papa Francesco così la invoca a conclusione della sua esortazione:
“Tu, ricolma della presenza di Cristo,
hai portato la gioia a Giovanni Battista,
facendolo esultare sul seno di sua madre.
Tu, trasalendo di giubilo,
hai cantato le meraviglie del Signore:
dacci la santa audacia di cercare nuove strade
perché giunga a tutti
il dono della bellezza che non si spegne!
La gioia del Vangelo giunga sino ai confini della terra,
e nessuna periferia sia priva della sua luce!”.