In questi giorni, in Europa, si versano molte lacrime. In Francia e in Germania – ma anche nel nostro Paese – si piange di tristezza e di indignazione per le vittime dei recenti attentati terroristici o di singoli gesti di follia. Nelle tante città e nei villaggi della Polonia, invece, si piangono lacrime di commozione in occasione del saluto ai tanti ragazzi che vi hanno trascorso i “giorni nelle diocesi”, preliminari alla GMG, iniziata martedì a Cracovia.
Bisognerebbe averle viste, quelle lacrime, per coglierne l’importanza e lasciarsene sorprendere e consolare. Non scorrono, infatti, dagli occhi di qualche emotiva vecchietta, ma sul volto di professionisti, sindaci, poliziotti, parroci… che hanno lavorato per mesi ad organizzare l’accoglienza per i giovani pellegrini della GMG 2016. Un grande progetto, costruito in stretta collaborazione dalle istituzioni, dalla Chiesa, dalle associazioni, dalle famiglie… per offrire ai giovani ospiti giunti da ogni parte del mondo il meglio della propria terra e della propria cultura.
Ne è nato un evento che ripropone l’attualità di una celebre frase di Goethe: “L’Europa è nata pellegrinando e il suo linguaggio è il cristianesimo”. Non l’Europa dei burocrati e degli affaristi, ma l’Europa dei popoli, vivificata dalla fede, Non l’Europa impaurita dalle sfide epocali delle migrazioni e della crisi economica, ma un’Europa vitale per la forza dei suoi sogni e dei suoi ideali. Non l’Europa dei particolarismi e degli egoismi nazionali, ma l’Europa della fraternità e della comunione, capace di accogliere e condividere. Non l’Europa sfibrata dalla crisi demografica, ma un’Europa giovane, desiderosa e convinta di fare la propria parte nel mondo.
Questa Europa, lasciatemelo dire, è davvero commovente. E’ proprio quella cui Papa Francesco aspirava, nel suo discorso in occasione del conferimento del premio “Carlo Magno”; è quella dell’originale intuizione di Adenauer, Schumann e De Gasperi; è quella in cui si dovrebbe desiderare entrare, non cercare di uscire.
Le lacrime versate in Polonia non cancellano né relativizzano le altre, ovviamente. Possono però offrire loro un senso e una speranza.