Si è svolto il primo dei tre incontri regionali sul tema “Chi ama educa. E chi insegna?”, che in realtà voleva essere un’illustrazione del tema ormai noto della Cei “Educare alla vita buona del Vangelo”. Organizzati dalla Commissione regionale per l’educazione, la scuola e l’università, i tre incontri sono destinati a dirigenti scolastici, insegnanti, educatori e sono volti ad una progettazione di un patto educativo condiviso. Il primo dei tre incontri previsti, che si tengono alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli, ha avuto come relatore Ernesto Diaco, insegnante che è anche giornalista e collaboratore del Progetto culturale della Cei. La sua relazione ha offerto spunti di riflessione arricchiti da esperienze personali dirette. Seguendo la traccia del documento dei Vescovi, ha comunicato alla foltissima platea, formata di tanti giovani insegnanti, soprattutto donne, la bellezza dell’insegnamento. Ha detto che l’educazione è la professione più bella e, citando una frase di Susanna Tamaro, ha enucleato in due fondamentali atteggiamenti il ruolo dell’educatore: l’accoglienza e la fermezza. Come per un qualsiasi filo d’erba o fiore, c’è bisogno di un terreno solido e di una precisa direzione verso cui tendere, e ciò si fa non con sole parole ma con l’esempio della vita. Felicemente su questo ha parlato la dirigente Rita Ferri: “Si educa facendo altro”, cioè nel modo di agire dell’educatore i giovani percepiscono i valori che l’insegnante propone e la sincerità della sua testimonianza. L’incontro è stato preceduto da una lettura biblica da parte di mons. Domenico Sorrentino, da una sua efficace esortazione e da un’introduzione del direttore della Commissione, Giovanni Carlotti, che ha illustrato il senso e l’importanza di lavorare insieme in ambito educativo, rilevando l’urgenza di essere preparati e aggiornati in un mondo che continuamente cambia. Su tale argomento c’è stato un intervento del direttore de La Voce, don Elio Bromuri, che, oltre a ricordare come il settimanale dei cattolici umbri sia uno strumento di aggiornamento continuo e di formazione religiosa e culturale, ha presentato due emergenze che riguardano gli stranieri nelle scuole: la presenza dei cristiani ortodossi e dei ragazzi musulmani, invitando a riflettere e individuare modalità idonee e diversificate, evitando sia la superficiale modalità del relativismo, sia la chiusura che rifiuta ogni confronto.