L’Umbria non si è fermata, neppure per un minuto. Forse avrebbe dovuto farlo, nel giorno del quindicesimo anniversario del terremoto che tanta sofferenza e disagio ha provocato tra la nostra popolazione. Era il 26 settembre del 1997. Ricordiamo tutto, ed è davanti a noi ancora oggi – come uno spettacolo suggestivo e tragico – la nuvola di polvere che si levò con slancio inarrestabile dentro la basilica superiore di San Francesco. Ricordiamo i morti caduti lì dentro, ricordiamo la visita del Papa, la presenza attiva di vescovi e preti, soprattutto del vescovo di Assisi – Nocera Umbra e Gualdo Tadino mons. Sergio Goretti e della Curia di Foligno, la diocesi maggiormente colpita. Ricordiamo anche le polemiche e le tensioni. Potremmo riandare agli articoli e servizi pubblicati su questo settimanale, che per anni ha seguito gli eventi in tutte le fasi della ricostruzione. Ricordiamo anche con profonda soddisfazione l’opera dei volontari e il Campo Caritas costituito a Casebasse di Nocera Umbra. In quel campo campeggiava una scritta “La misura della carità non la decidi tu: qualcun altro la decide per te”. Una nota merita la presa di posizione di mons. Goretti, quando disse che nella ricostruzione si doveva provvedere prima alle case e poi alle chiese. Gli dissero che anche le chiese, e soprattutto le fabbriche, sono importanti quanto le case. Su tutto però è prevalsa e dura tutt’oggi la consapevolezza che l’Umbria, i suoi cittadini e le sue istituzioni ne sono usciti bene, divenendo anche un modello per altre realtà.
Nella sua commemorazione di quegli eventi la presidente Catiuscia Marini ha dichiarato, con la concorde approvazione di tutti, che quella del terremoto è stata “un’esperienza dura, che ci ha fatto crescere”. E ha aggiunto: “Il drammatico terremoto che quindici anni fa sconvolse l’Umbria e le Marche ha rappresentato per tutta la nostra comunità una importante opportunità di riqualificazione profonda dei territori interessati, sia dal punto di vista della sicurezza che dello stesso valore culturale, sociale ed economico di un’area di grande valore ambientale e paesaggistico”. La Marini ha quindi rivolto un pensiero alle vittime, rinnovando “il cordoglio per quelle vittime, per i due frati, Angelo Lapi e Zdzislaw Borowiec, ed i due tecnici della Soprintendenza ai beni culturali, Bruno Brunacci e Claudio Bugiantella, che morirono nel drammatico crollo delle volte della basilica di San Francesco ad Assisi”. Ha quindi ricordato che la ricostruzione è stata “l’occasione per realizzare una modernissima struttura di Protezione civile, la cui grande qualità e capacità operativa è stata più volte e pubblicamente riconosciuta” e che ha significato un’occasione per elevare il livello della trasparenza nella pubblica amministrazione. “L’opera di ricostruzione – sottolinea la governatrice – ha visto l’impiego di ingenti risorse pubbliche che dovevano essere utilizzate nel modo più corretto e trasparente. Anche in questo abbiamo cercato di garantire il massimo del rigore nell’utilizzo dei fondi pubblici”, sperimentando “l’innovativa pratica del Documento unico di regolarità contributiva per garantire quanto più possibile i lavoratori ed impedire allo stesso tempo alle imprese edili non in regola di accedere a contratti d’appalto”.