Il tema delle letture fa riferimento essenzialmente al Tempio. Ezechiele ne evidenzia l’azione salvifica tramite l’azione dell’acqua, che ne scaturisce come fonte di risanamento e nuova vita. Nel Vangelo, Cristo da un lato ribadisce il valore e il significato del tempio come “casa del Padre mio” e dall’altro presenta se stesso (il “suo corpo”) come il nuovo Tempio. Paolo fa un ulteriore passo descrivendo ciascun cristiano come “edificio di Dio”.
Vi è un excursus temporale delle concezioni e dei significati del tempio. Il Tempio come luogo materiale, affermatosi in Israele dopo il suo insediamento nella Terra promessa, è espressione del bisogno naturale dell’uomo di avere una rappresentazione tangibile dell’incontro con Dio. L’idea che Dio non potesse essere rinchiuso in un luogo e che il culto non si dovesse esprimere unicamente in un tempio era presente già nel Primo Testamento. Con il cristianesimo avviene un passaggio nuovo, radicale.
Il tempio come luogo di incontro con Dio è Cristo stesso, Uomo-Dio. L’eucaristia ci permette di entrare in questo tempio e di realizzare il profondo desiderio di contatto con il Divino che aveva da sempre ispirato la costruzione di tutti i templi. L’affermazione – di san Paolo – che ogni uomo, membro della Chiesa di Cristo, è una pietra dell’“Edificio” porta a compimento l’evoluzione del concetto e della realtà del tempio: è una rivoluzione “antropologica” inaudita, carica di significati e di conseguenze.
Nella realtà ecclesiale si rispecchia questa molteplicità di significati di “tempio”. È da rilevare comunque che la dimensione “materiale” ha sempre avuto una notevole importanza; ne è la riprova il fatto che la liturgia di questa domenica celebri la dedicazione della basilica lateranense. In questa dimensione, la Chiesa-cattedra trova una sua articolazione. La ricchezza degli edifici adibiti a chiese è smisurata. Gran parte della storia dell’architettura e dell’arte è espressa da queste costruzioni.
Meraviglia il numero delle chiese che sono state edificate in gran parte dell’Europa, che esprimono non solo e non principalmente il bisogno di un luogo di incontro dei fedeli, ma piuttosto riflettono i diversi modi di interpretare e vivere il cristianesimo nel corso del tempo. A questo aspetto è associata la ricca e variegata tradizione di forme di culto e di liturgie che si sono espresse ed evolute nei secoli. È una ricca eredità che a volte abbiamo difficoltà a recepire e comprendere se non per il suo valore storico e culturale, e non come espressione di una spiritualità fruibile. La legittima diversità di approccio alla dimensione del Sacro che ha attraversato la storia è anche una realtà di oggi; la diversità delle strutture delle nostre chiese, i diversi modi di culto e di liturgie sono anche il segno del pluralismo presente tra i cristiani; le differenze si accentuano se consideriamo i grandi raggruppamenti delle confessioni (cattolici, ortodossi, protestanti); entrare ad esempio in una chiesa che non è della propria confessione (o magari partecipare a qualche funzione sacra) può evocare addirittura sensazioni di lontananza e di estraneità dai mondi che queste esprimono.
In conclusione, ogni chiesa-edificio e le diverse modalità ed espressioni del culto, nella misura in cui sono manifestazioni “umane”, presentano le loro bellezze, i lori valori, i loro significati, ma ne contraddistinguono anche la provvisorietà e il limite, come ogni opera umana. Grazie a Dio, il nostro desiderio di avere un tempio che ci soddisfi totalmente si realizza con Cristo e il suo Corpo sulla terra che è il popolo di Dio. È certamente il Tempio perfetto quello che la Chiesa ci indica, ma che noi solo in maniera abbozzata riusciamo a intravedere. Come per ogni realtà cristiana, anche in questo aspetto siamo in un cammino faticoso, come comunità e come singoli; e procederà fino alla realizzazione della Gerusalemme celeste prospettata dall’Apocalisse.