Quando uso un’espressione come ’emergenza educativa’, personalmente non mi riferisco solo alla scuola, da cui provengono peraltro segnali inquietanti: violenze personali, uso diffuso di sostanze stupefacenti, ribellismi… Sono cose che documenta lo stesso ‘telefono antibullismo’ attivato dal Ministero sia nelle scuole superiori che nelle scuole medie, o la proposta di mandare i carabinieri nelle scuole per bloccare l’uso della droga. Ma mi riferisco anche alle famiglie e alle associazioni ‘sportive’ – quelle più gettonate – frequentate dai ragazzi. Un libro recente (Ho 12 anni, faccio la cubista, mi chiamano Principessa, di Marida Lombardi Pijola) documenta, anche con la trascrizione di blog, la crisi di solitudine e di attenzione educativa che attanaglia i nostri ragazzi, adolescenti, giovani nell’età in cui dovrebbe maturare il senso della responsabilità, con l’introduzione della persona alla realtà totale, compresa l’apertura al Trascendente. Le insidie che mirano a sottrarre i giovani da un corretto rapporto con gli educatori, a cominciare dai genitori, sono molte: dalla mancanza di dialogo alla marea di occasioni offerte dalle nuove tecnologie (internet con i suoi siti, telefonini ecc.), ai luoghi di raduno frequentati solo da ragazzi, agli esempi di volgarità, di violenza, di illusioni offerti con abbondanza da programmi massmediatici. In realtà ragazzi e adolescenti sono soli, tragicamente soli: non hanno chi sappia e voglia aiutarli nella ricerca di risposte sensate a tante loro domande angoscianti sul senso della propria vita, del soffrire, dell’amare, del morire. La famiglia non comunica più la fede ai figli, ed anzi c’è ‘crescente difficoltà nel trasmettere alle nuove generazioni i valori-base dell’esistenza e di un retto comportamento’. Si tratta d’una resa dinanzi alla proposta educativa, spauriti dalle pretese d’una assurda libertà (libertaria e libertina) di autocostruzione. Stiamo correndo il rischio d’una vera catastrofe educativa, mentre l’educazione è fondamentale e primaria, perché l’umano si genera mediante l’atto educativo.Dinanzi all’attuale ossessionante individualismo basato sull’istinto, enfatizzato da potenti agenzie di riproduzione del consenso, occorre dire ai giovani la verità totale sull’uomo, così come il credente la scopre in pienezza in Cristo. ‘Chiunque segue Cristo, l’uomo perfetto, si fa lui pure più uomo’, diceva il Concilio (GS 41). È quello che con altre parole ha detto Benedetto XVI ai giovani a Loreto, ricevendone il caloroso consenso. Occorre quindi risuscitare una forte passione educativa, alla don Milani per intenderci. Anzi urge una vera ‘Costituente formativa’, a partire dalla famiglia, capofila ineludibile in questa incessante lotta contro il male morale dell’uomo, che non consente peraltro scorciatoie e sconti.
Emergenza educativa
AUTORE:
' Giuseppe Chiaretti