Giorni fa, in due diverse occasioni, ho provato un’acuta nostalgia della scomunica e la tentazione di tesserne l’elogio. È successo quando ho letto, riferite da Adista, agenzia di stampa dei cattolici ‘progressisti a tutti i costi’, un paio di boiate assortite. La prima: ‘Non è stato lo Spirito santo ad eleggere Ratzinger’; e come no!? Ormai anche in Paradiso usano le controfigure. L’altra: ‘Ognuno è Papa di se stesso’; e come no!? Da un frammento papirologico emerso sotto Carnevale dall’ennesima grotta di Qum Ran risulta che tra gli Esseni era invalso l’uso di esercitare l’autorità a turni di 24 ore. Ma perché non li scomunichiamo, questi cattolici al peperoncino? E pensare che lo stesso numero del bollettino d’agenzia riportava la splendida intervista rilasciata dal card. Martini a ‘Repubblica’, il 26 aprile: ‘Perché ho scelto Ratzinger. Siamo diversi, ma lui sarà un grande papa’. Ed è successo quando ho inteso dire, in un pubblico dibattito sulle apparizioni di Medjugorie, che la Madonna ha fatto bombardare la città di Mostar perché il suo Vescovo, che nei primi tempi aveva protetto il gruppetto dei suoi giovani interlocutori, era passato alla più fiera delle opposizioni, mentre nemmeno una bomba è caduta su Spalato, il cui Vescovo è sempre stato dalla parte dei medesimi. Ohibo! M’è parsa tragicamente risibile la sopravvalutazione della figura del Vescovo, m’è parsa blasfema la sottovalutazione della Maternità universale di Maria. Ho bisbigliato tra me: ‘Ma come può Maria punire? Come può punire un Vescovo? Come può punirlo uccidendo?’. Un giovane universitario seduto vicino a me mi ha apostrofato: ‘Ma lei si ricorda Ninive?’. Gli ho risposto di no, che non c’ero. Ma perché non li scomunichiamo, questi cattolici alla muffa? Da quando non abbiamo più il braccio secolare, che ci è stato amputato a suo tempo dalla Provvidenza, la scomunica è diventata puro e semplice riconoscimento, tale da non comportare nemmeno una piccola multa, del fatto che uno si è messo fuori dalla comunione ecclesiale. Dal tempo di Giovanna d’Arco ne è passata di acqua sotto i ponti. I Vescovi di allora erano vasti e truci, e alloggiavano nello scantinato armigeri affilati e smaniosi di menare le spade; i vescovi di oggi sono miti e diafani, lo scantinato l’hanno trasformato in garage i più moderni, mentre i più saggi l’hanno preservato alla giusta maturazione del vinello da offrire agli amici/amici. La scomunica non sarebbe più né una condanna né un avviso di garanzia, ma un avviso puro e semplice, come quelli che l’Enel affigge dove le capita, per avvisare che manca la corrente.
Elogio della scomunica
AUTORE:
Angelo M. Fanucci