In occasione della commemorazione di Vittorio Trancanelli, nel tredicesimo anniversario della sua morte (24 giugno 1998), cui hanno partecipato amici del medico scomparso, sua moglie Lia, medici e molti cittadini, che si è svolta nella sala del Dottorato sabato 25 giugno scorso, il filosofo Dario Antiseri ha pronunciato una dotta lezione sulla libertà. Pur essendo autore di opere tradotte in tante lingue, e pur essendo un personaggio che si è formato nell’Università della nostra città, solo raramente ha avuto contatti con Perugia e l’Umbria. Antiseri, nato e tuttora residente nella nostra regione, ha insegnato all’Università di Padova e poi a Roma alla Luiss. Il discorso che ha fatto può considerarsi una specie di manifesto della libertà contro ogni forma di resa di fronte al potere, all’ideologia e all’idolatria. Con numerose citazioni e riferimenti a personaggi ed esempi storici, Antiseri ha descritto il processo attraverso il quale si costruisce una teoria scientifica, ed ha applicato tale metodo per esercitare i compiti propri della vita sociale e politica. Il suo pensiero deriva da Karl Popper, di cui è stato il traduttore della sua prima opera La società aperta e i suoi nemici. Platone totalitario, e diffusore in Italia del suo pensiero. Ha ricordato il periodo in cui Popper era considerato un filosofo “fascista” perché critico dell’ideologia comunista e di ogni forma di pensiero razionalistico chiuso, considerato assoluto e infallibile. Mentre la via della libertà e del progresso è proprio il riconoscimento della “fallibilità” e della “falsificabilità” ricorrendo al procedimento di ricerca della falsificazione. Attraverso la analisi degli errori, ha detto Antiseri, si raggiunge una verità sempre più coerente con la realtà dei fatti. “Un bravo medico, ad esempio, non uccide un malato per salvare una teoria, ma abbandona la teoria per salvare il malato”, è l’espressione usata da Antiseri per dire che il vero scienziato non deve essere prigioniero delle proprie idee, ma sempre disposto a cambiarle per un’idea migliore. Così in politica. Si deve diffidare di chi ritiene di possedere la verità assoluta. Questo lo fanno i dittatori, disposti in nome di quella verità a rovinare un popolo e uccidere i dissidenti, come è accaduto nel secolo scorso. È proprio sulla base di questa presunta verità assoluta del comunismo che Bertolt Brecht – esempio portato da Antiseri – poteva giustificare l’uccisione dei dissidenti, anche qualora fossero innocenti: “Più sono innocenti, più sono meritevoli di essere fucilati” perché contrari all’idea. Nel campo della medicina si è avuto il progresso attraverso l’analisi di diagnosi sbagliate. In ambito sociale e politico dovrebbe avvenire la stessa cosa, abbandonando le ideologie astratte e confrontandosi con la storia concreta della società. Ha opportunamente descritto le ragioni della libertà cristiana che ha costituito per il mondo antico una vera rivoluzione: da un Stato che pretende esercitare il giudizio sulla coscienza della persona (quali erano l’impero romano e la polis greca), ad una coscienza personale resa consapevole di avere il diritto di giudicare lo Stato e le sue leggi. Esempi di questa libertà vi sono stati in passato e anche nel nostro tempo, come don Primo Mazzolari che fu contrario al fascismo non per motivi politici ma teologici, in nome della fede nell’uomo “creato ad immagine e somiglianza di Dio”. L’uomo veramente libero non piega il ginocchio dinnanzi a nessun idolo. Ha illustrato la sua tesi anche con documentate citazioni di Benedetto Croce, Karl Popper e Gaetano Salvemini.
Elogio della libertà
Conferenza del filosofo Dario Antiseri per l’anniversario di morte di Vittorio Trancanelli
AUTORE:
Elio Bromuri