Andare al ballottaggio con l’avversario, per il partito egemone che con i suoi alleati a Perugia è stato per decenni sicuro vincitore, è già una sconfitta. Almeno una scalfittura nell’immagine e incertezza nella percezione dell’immediato futuro. Il dubbio e l’incertezza rimangono depositate nelle pagine dei giornali solo per poco tempo, perché tra poche ore i giochi saranno chiusi.
Una cosa rimane certa: chiunque vinca la competizione elettorale, la gente, sia quella che vota sia quella che non vota perché si è stufata o ha perduto la speranza, vuole che si cambi il modo di gestire la cosa pubblica. Noi non prendiamo posizione per un partito, per il candidato Boccali piuttosto che Romizi.
Siamo dalla parte di chi assume come propria una consapevole e sentita etica della responsabilità. Siamo per il rispetto del principio della sussidiarietà che significa sostegno delle realtà private, anche piccole, che hanno effetti positivi nel sociale, non facendo discriminazione tra amici ed estranei. Siamo per la trasparenza cristallina dei progetti, dei conti, delle spese, delle competenze. Siamo per la parte che evita che Perugia sia la terra della trasgressione facile, e nello stesso tempo sia una città accogliente e rispettosa delle diversità culturali. Siamo anche d’accordo che le lamentele e i mugugni non servono e non è leale chi osserva dal balcone e poi fa chiacchiere al bar senza muovere un dito per dare una mano e facilitare il compito degli amministratori.
Non possiamo negare che la novità nell’amministrazione non si inventa e non si realizza con degli slogan, ma facendo la fatica del pensare, del confronto, chiamando a collaborare i migliori e non i soliti noti e quindi ci vuole coraggio e libertà operativa senza dover subire minacce o ricatti. Si sa anche che gli scandali, come l’ultimo di Venezia, non provengono da uno o altro partito, ma da persone disoneste, perché le scelte profonde di stampo morale non avvengono nei palazzi, alla luce del sole, ma nell’intimità della coscienza dei singoli.